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"passo la vita fuggendo dalla mia ignoranza"
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lunedì 28 dicembre 2009

Morte di un pensionato.


Il tono dell’articolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud di oggi 28 dicembre 2009, riguardante l’avvio di un’inchiesta sulla morte di Franco Nisticò, ex sindaco di Badolato e presidente del Comitato per la Statale 106 jonica, lascia trasparire tutta l’arroganza e presunzione della macchina propagandistica pro-Berlusconi attualmente funzionante a massimo regime. Non intendo entrare nel merito delle responsabilità (se ce ne sono) sulla sua morte, né della buonezza o meno delle argomentazioni sostenute da Nisticò durante il suo intervento sul palco della manifestazione “No-Ponte”, non è questo il momento. Sto parlando della morte di un uomo che era impegnato politicamente e socialmente nella difesa di quello in cui credeva. Non ha alcuna importanza essere d’accordo o meno in quello che sosteneva Nisticò; la sua storia ed il suo impegno, e soprattutto la sua tragica morte, avrebbero meritato ben altra menzione che quella che gli ha riservato la Gazzetta del Sud nell’articolo del 28 dicembre. Ma si sa: ormai la sinistra ha in mano i giornali ed attacca continuamente il Premier, allora bisogna bilanciare utilizzando i “pochi” mezzi di cui dispone l’attuale maggioranza, cercando di sminuire tutto, anche la morte di un uomo. Intendiamoci, non è possibile per nessuno riuscire a sminuire la morte di un essere umano, ma è possibile cercare di minimizzarne il significato. Per la Gazzetta del Sud quel giorno è morto un pensionato; non un manifestante contro il ponte sullo stretto, non un cittadino calabrese ex sindaco di Badolato, presidente del Comitato per la statale 106 , ben conosciuto in Calabria: un pensionato. A nulla vale che precedentemente, a caldo, i titoli (anche della Gazzetta del Sud) siano stati altri: allora sarebbe stato difficile mischiare le carte, ne parlavano tutti i giornali. Adesso che la notizia è decantata, dovendo parlare dell’argomento, si può anche tralasciare qualche "piccolo" particolare che danneggerebbe la “causa”! Ed ecco che nell’Italia dei comitati e delle associazioni, dove basta fondare il “comitato contro questo” o “pro quello” per avere uno spazio sugli organi d’informazione senza che questi si preoccupino neanche di verificarne la consistenza, il presidente di un Comitato di cui fanno parte le Province di Reggio Calabria, Catanzaro e Crotone, i comuni di Reggio Calabria, Bovalino, Locri, Gioiosa, Davoli, Sellia, Cutro, Rossano, Cassano, Soverato e tanti altri enti ed associazioni, quando muore (in quel modo, s’intende) diventa semplicemente “un pensionato”. Avrei voluto vedere le reazioni (della Gazzetta del Sud in primis) ad un titolo del tipo: “Scagliata contro un imprenditore milanese una statuetta del Duomo di Milano”. E non mi si dica che il paragone non calza, per favore: sull’aggressione al Premier i giornali della propaganda non perdono occasione di riempire pagine e pagine. L’ultimo articolo (che ho letto io) pretende di paragonare Berlusconi ai Grandi della Storia, naturalmente su “Il Giornale”. Grandi è scritto maiuscolo, non è all’inizio del periodo e non viene dopo un punto, tanto per precisare. È palese il tentativo di assimilare gli attentatori dei vari Kennedy, Martin Luter King, etc. al povero Tartaglia, per fare da ciò scaturire la stessa similitudine tra le vittime. Ma che relazione c’è tra un attentatore che uccide la propria vittima con una pistola o un coltello, ed un poveraccio che ce l’ha (chissà perché) con un governante e gli scaglia contro alla prima occasione quello che si trova a portata di mano senza ucciderlo? La stessa che c’è tra i Grandi della Storia e il nostro Premier. Per essere ricordati tra i Grandi della Storia bisogna aver fatto ben altro che l’ovvio; raccogliere spazzatura, dare la casa a chi non ce l’ha, fare arrestare i delinquenti, sono cose di ordinaria amministrazione per un amministratore (scusate il gioco di parole); certo, chi non lo fa andrebbe sanzionato, ma chi lo fa non fa altro che il proprio dovere. Perciò, quale Grande della Storia? La Storia, quella con la S maiuscola, non ha bisogno di essere imbeccata da nessuno. Il tempo darà ragione e torto rispettivamente a chi li avrà meritati. Peccato però che forse sarà troppo tardi.

venerdì 25 dicembre 2009

Raccontare balle è una scienza, non un'ideologia.


Rimango sconcertato dal continuo martellamento di comunicati del Comitato Ponte Subito in merito alla fattibilità del ponte sullo stretto; ho più volte detto che i comunicati di questo Comitato sono privi di sostanza e l’ultimo, ripreso da Strill.it è la prova più certa di questa mia affermazione. Con grande soddisfazione i promotori del Comitato dichiarano di avere finalmente “sgombrato il campo”--… dalle tante banalità e inasattezze che circolano in questi giorni in cui si riparla di costruzione del Ponte...--! Il tutto tramite un’intervista rilasciata dall’ingegner Giuseppe Fiamminghi, direttore tecnico del Ponte sullo Stretto rilasciata al Sole 24 Ore e definita “nota scientifica molto approfondita” dal giornalista autore dell’articolo di Strill.it. Da questa nota in cui l'ingegner Fiamminghi auspica "più scienza e meno ideologia" apprendo che: --… il rischio sismico esiste, ma il nostro compito, come scienziati, è valutarlo e affrontarlo, riducendolo o addirittura azzerandolo…-- “azzerare” il rischio sismico? cosa mai sentita dire, perché ritenuta al momento impossibile, da nessuno scienziato moderno; apprendo anche che i sismologi sono in grado di prevedere che un terremoto di magnitudo 7,1 non si verificherà prima di 2000 anni (peccato che invece non siano in grado di prevedere con certezza neanche se se ne verificherà uno entro 48 ore); ancora apprendo che è in atto un sistema di monitoraggio ambientale da 40 milioni di euro diviso in tre fasi, di cui una “ante operam”, una "in opera", ed una "post operam": mi domando cosa succederebbe se in corso d’opera si scoprisse che i danni ci sono! si fermerebbero i lavori? Detto questo, non intendo cadere nel tranello della macchina propagandistica pro-ponte perdendomi in considerazioni tecniche, che tra l’altro sarebbero di competenza di persone ben più titolate di me. Io continuo a ribadire che prima di parlare di fattibilità del ponte occorre dimostrarne l’utilità; argomento che i fautori del ponte sfuggono sistematicamente, come dimostra il comunicato di ieri. Prima di spiegare perché il ponte è tecnicamente fattibile (in modo attendibile, non come fatto dall’ingegner Fiamminghi che parte da presupposti palesemente inesatti) questi signori ci devono dire perché all’improvviso, dopo fatto il ponte, 6000 autoveicoli l’ora dovrebbero attraversarlo nei due sensi di marcia; dovrebbero dirci perché all’improvviso 200 treni al giorno si dovrebbero spostare dal continente alla Sicilia e viceversa; quale sarebbe la novità? Una gita sul ponte? Non stiamo parlando di collegare tra di loro due continenti con miliardi di abitanti. Dovrebbero dirci perché non è invece possibile, con molto meno dei soldi (teoricamente) impegnati per la costruzione del ponte, potenziare il traffico navale nello stretto per i passeggeri, imbarcare i mezzi pesanti dal porto di Gioia Tauro e creare le infrastrutture in Sicilia e Calabria per accogliere meglio il traffico navale. Dovrebbero dirci dove pensano che saranno riassorbiti i lavoratori impegnati per la costruzione del ponte alla fine dei lavori. Dovrebbero dirci cosa pensano possa passare per la testa di un turista che secondo loro partirebbe da chissà dove per vedere un mostro di ferro e cemento. In definitiva, dovrebbero dirci perché "questo ponte s’ha da fare" a tutti i costi! Dopo che ce lo avranno detto in modo esauriente ci potranno anche spiegare se si può fare. Ma una considerazione tecnica la voglio fare, mi scappa proprio: dai dati che vengono diffusi sulla resistenza del ponte ai terremoti emerge che: --Il progetto prevede che l'opera resista senza danni strutturali a sollecitazioni sismiche fino a magnitudo 7,1 (esattamente pari a quello del Terremoto di Messina del 1908). Gli abbassamenti verticali dell'impalcato nella condizione più sfavorevole (quattro treni simultaneamente presenti sul ponte) sono stati calcolati in 15 m (a un quarto della luce) e un concomitante innalzamento di 7 m ai tre quarti della luce, con dislivello verticale totale di 22 m pari a 1/150 della luce e corrispondenti pendenze longitudinali del 2%-- (da Wikipedia). Vorrei che qualcuno mi smentisse, ma da questi dati io capisco che in caso di terremoto di 7,1 gradi Richter il ponte reagirebbe con un colpo di frusta tale da scagliare tutto quello che vi si trovasse sopra in quel momento…che ne so…vogliamo dire dentro l’Etna, tanto per restare in zona? E allora la sicurezza che intendono i signori progettisti a cosa è riferita? Al loro giocattolo, e non alla gente che in quel momento vi si troverebbe sopra. Il ponte resiste e la gente vola; ma secondo l’ingegner Fiamminghi per 2000 anni non c’è pericolo, glielo hanno detto i sismologi.

giovedì 24 dicembre 2009

IL PONTE E' INUTILE, MA NON A TUTTI.


Ieri 23 dicembre 2009, a sentire la propaganda pro-ponte sarebbero stati avviati i lavori relativi alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Ci sarebbe stata la posa della “prima pietra”, sotto forma di cantiere relativo alla costruzione della variante ferroviaria di Cannitello. Avrebbe dovuto esserci il Premier Silvio Berlusconi, ufficialmente assente per i noti motivi di salute conseguenza dell’aggressione subita, avrebbe dovuto esserci il Ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, assente non si sa perché, avrebbe dovuto esserci almeno l’Amministratore Delegato della società Stretto di Messina Pietro Ciucci, anche lui assente. Sorge spontaneo il dubbio, ma non sarà stato assente anche il cantiere? Scherzi a parte, in pratica è così. Nessuna cerimonia, nessuna azione che certifichi “fisicamente” l’inizio dei lavori. Sembra che tutto si sia risolto in un avvio “burocratico” e nient’altro, ufficialmente a causa dell’indisponibilità del Premier. La cerimonia ufficiale sarebbe rinviata a febbraio dell’anno prossimo. Peccato che “Il Giornale” nella foga della propaganda abbia descritto la cerimonia che non è mai avvenuta, riportando le dichiarazioni del Ministro Matteoli, che avrebbe, sempre secondo “Il Giornale”, tagliato il nastro dell’inaugurazione. -- Ieri mattina, a «tagliare il nastro» il ministro delle Infrastruttrure e dei trasporti, Altero Matteoli che ha subito voluto fugare ogni dubbio attorno alla realizzazione della mega struttura: «Abbiamo mantenuto l’impegno e non intendiamo edificare una cattedrale nel deserto», spiegando poi come questi lavori siano «propedeutici per costruire il ponte, ma indispensabili per mettere in sicurezza una parte del territorio in Calabria e in Sicilia». Secondo il capo del dicastero ai Trasporti il «ponte è un'infrastruttura di livello europeo essendo un segmento cruciale del corridoio Berlino-Palermo». Un’opera che dovrebbe «rilanciare lo sviluppo del Mezzogiorno». -- E il bello è che l’articolo risulta scritto da Reggio Calabria! Stendo un velo pietoso su questo modo di fare giornalismo “per sentito dire” che ormai è di moda e che ha fatto vittime eccellenti, con cattive figure epocali da parte di pseudo-giornalisti che purtroppo ancora esercitano la professione. Detto questo, mi soffermo sul meccanismo che ha fatto si che i lavori della variante di Cannitello, inizialmente compito di RFI (Rete Ferroviaria Italiana) siano stati affidati alla società committente del ponte, Eurolink. Come tutti i contratti, anche quello stipulato per la costruzione del ponte a seguito dell’assegnazione dell’appalto prevede penali di vario tipo. Tra l’altro, prevede che in caso di assenza di progetto lo Stato possa rinunciare alla costruzione del ponte affrontando un contenzioso sulla base di 66 milioni di euro; praticamente la situazione che avrebbe potuto proporsi fino a ieri mattina in caso di rinuncia a costruire il ponte (non dimentichiamo che il progetto esecutivo ancora non c’è). Da ieri mattina in poi, l’eventuale penale in caso analogo è passata da 66 milioni di euro, al 10% del costo dell’opera pari a 630 milioni di euro. Questo solo perché sono stati “virtualmente” avviati dei lavori che sono stati individuati come propedeutici alla costruzione del Ponte. Riepilogando: nel 2006 il CIPE aveva assegnato ad RFI la costruzione della variante di Cannitello, opera utile per migliorare le comunicazioni e non collegata al ponte; nel 2009 sempre il CIPE, inspiegabilmente (!) toglie l’incarico ad RFI e lo passa ad Eurolink, ritenendo la variante “opera accessoria” ai lavori per il ponte. L’eventuale penale passa da 66 milioni di euro a 630 milioni di euro! Complimenti a chi fa l’interesse della comunità. Ma poi, quali rischi corre la comunità? Il ponte sarà costruito sicuramente. A tal proposito vi invito a leggere quest'articolo di Repubblica, che linko e non riporto sul post per evitare di renderlo troppo pesante. Occhio alla data dell'articolo ed agli attori della farsa. Buon Natale a tutti. (Spatuzza e simili esclusi).

martedì 22 dicembre 2009

Ho recuperato il mito.


Questo post è la copia integrale di un articolo di Marcello Veneziani pubblicato su "Il Giornale". Non ritengo necessario fare alcun commento; solo la soddisfazione di leggere con piacere una delle poche vere "penne" attualmente in circolazione (questo al di là di quello che dice, anche se in questo caso sono perfettamente d'accordo).


"SONO L'ISLAMICO MOHAMED. LA MAESTRA MI NEGA IL PRESEPE"

-La lettera immaginaria di un bambino musulmano esasperato dallo zelo multiculturale che nasconde Gesù Bambino e i Re Magi-

Salve, sono Mohamed Venez-Janiì, bambino musulmano di anni dieci. Stamattina ero contento di andare a scuola perché dovevamo andare a vedere il presepe e a festeggiare con i canti di Natale. Invece stamattina la maestra ha detto che per rispetto nei miei confronti si resta in classe e non si festeggia Natale. Gesù Bambino è troppo offensivo per noi islamici, ha detto, la Madonna vergine, devota e madre, è un insulto ai diritti delle donne, i Re Magi sono tre offese alla Costituzione repubblicana, gli Angeli sono una presa in giro dei trans, il bue e l’asinello sono un’offesa ai diritti degli animali ridotti a termosifoni della grotta, e il panettone è un insulto consumista alla fame nel mondo. Ma il Natale tutto, ha detto, mortifica quelli come me, che non sono cristiani, ci offende e ci prende pure in giro perché ci riduce nel presepe a beduini, pastori e cammellieri. Ma la maestra non sa che per noi islamici beduini non è un’offesa, e nemmeno pastori e cammellieri. Mio zio è cammelliere e ha pure le capre e io da grande volevo fare il beduino. Comunque Natale non si festeggia per rispetto mio.
La maestra della classe accanto, più furba, ha trasformato il Natale in festa della luce: io non lo so, perché vengo da lontano, ma forse a Natale si festeggia la santa natività dell’Enel. La maestra del piano di sotto, invece, non ha fatto festeggiare e ha spogliato l’albero di tutte le palle luminose perché quattro ladri hanno rubato l’insegna ad Auschwitz; ma non ho capito che c’entra con Gesù Bambino.
Non vi dico la rabbia che mi ha preso quando ci ha detto che non si andava più a cantare «Tu scendi dalle stelle» e non si mangiava più il panettone per rispetto di noi islamici. E non solo mi sono arrabbiato perché ci hanno tolto una bella mattinata di festeggiamenti, ma questa cosa che non si festeggia perché ci sono io musulmano mi ha fatto odiare per la prima volta da tutti i miei compagni di classe perché hanno capito che a causa mia e della mia famiglia non si festeggia Natale e non si canta ma si interroga e si fanno i compiti. Mi hanno preso per uno che piange e si arrabbia se gli altri festeggiano, non ama il Bambinello e detesta la Madonna come il Panettone.
Dicono che vengo dalla Rabbia saudita. Non mi invitano più alle feste perché pensano che io sono contrario e gliela tiro. Vedono me, mia madre Fatima e mio padre Alì, come guastafeste e anche un poco terroristi. E invece non è vero: a me piace Natale e a casa mia di solito a Natale si mangia l’Agnellone perché pure per noi è una mezza festa, mi è simpatico il Bambinello, la gente intorno al presepe è tutta delle parti mie, non c’è nemmeno un personaggio padano o inglese. Tutti mediorientali come me. Salvo gli angeli che sono come le hostess degli aerei, vivono in cielo e non hanno una terra loro.
Questa storia che si deve rispettare me che sono islamico mi ha stufato. Il giorno prima della festa di tutti i santi, la mia maestra ha detto che non dobbiamo festeggiare perché si offendono non solo gli islamici, gli ebrei e i non credenti ma pure i protestanti. Poi, d’accordo con il capo d’istituto, ci ha riuniti tutti intorno alla cattedra e ha tolto dal muro il crocifisso. Ha detto che quel segno lì, sperduto sul muro a fianco alla lavagna, che non avevo mai notato, offendeva me e tutti quelli che come me non credono e non pregano per Cristo. A me è dispiaciuto vedere quel poveretto magro magro e già sofferente, pieno di sangue e con quei chiodi conficcati nelle mani e nei piedi, finire in una busta di plastica e andare chissà dove; raccolta differenziata, almeno spero. I miei amici dicevano: ma che ti ha fatto Gesù Cristo, che ha fatto alla tua famiglia? E io non sapevo cosa dire perché non mi aveva fatto niente, non mi offendeva affatto, mi faceva pena. Mio padre ne aveva parlato pure bene, diceva che era un profeta, comunque una brava persona. E non ce l’aveva con noi musulmani né tifava per gli americani anche perché quando c’era lui, non c’erano ancora né l’Islam né l’America.
Ma ora che la maestra ha tolto il crocifisso, l’albero, il presepe, la festa di Natale, i canti e le preghiere perché offendevano me, una mia amichetta ha detto: ma perché sei così incazzuso e ti offendi per ogni cosa che abbiamo e festeggiamo noi? Ma io non mi offendo affatto, è lei, la maestra, che dice così. Ho paura che ci toglieranno pure Pasqua perché offende noi musulmani. Ho paura che si inventeranno qualcosa per toglierci pure le vacanze dell’estate e diranno che non si fanno perché noi musulmani odiamo il mare e preferiamo il deserto. Bugia, a me piace il mare. Io non so perché voi italiani vi vergognate di fare le cose che avete sempre fatto, di far vedere agli altri le cose che vi piacciono da sempre; non volete farci capire che pure voi avete un dio, solo che lo chiamate e lo vedete in altro modo. Ho l’impressione che questa maestra - che legge la Repubblica ma siccome è pluralista, come dice lei, porta a volte in classe l’Unità, Il fatto e Il manifesto - trova la scusa che c’è in classe l’islamico ma è lei che non sopporta il Natale.
Forse perché s’annoia, forse perché da bambina perdeva a tombola, forse perché il marito la trova racchia, o non so, perché detesta la Croce, il Papa e tutti i suoi dipendenti. A me il presepe piace; mi piace meno quel panzone vestito di rosso, Babbo Natale, che mi sembra un pagliaccio carico di vizi, pensa solo a ingrassare e a farci ingrassare e mi fa pure paura perché è travestito. Anzi una volta ho chiesto alla maestra come si dice di uno che ama i bambini? E lei mi ha detto «pedofilo».
Babbo Natale allora è pedofilo. Perché non lo mettete in galera? Ma poi non dite che lo fate per rispetto del bambino islamico. Smettetela perché se andiamo avanti così, nessuno mi invita più a giocare insieme. Non avete capito che a forza di rispettarmi, mi state escludendo da ogni vostra festa. Comunque ora che non ci sente la maestra dico la parolaccia: Buon Natale.

di Marcello Veneziani
(da www.ilgiornale.it)

lunedì 21 dicembre 2009

I Crociati pro-ponte


Non avevo dubbi che l'avrebbero fatto: dopo tutta una serie di comunicati pro-ponte privi di sostanza, ecco che il "Comitato ponte subito" si supera con l'ultimo comunicato stampa. Quando non si hanno argomenti validi per sostenere una tesi, una buona tecnica è quella di "nascondere" il vero nocciolo della questione con un altro, finto ma che può avere presa sul pubblico che assiste (ma non partecipa) alla discussione. Naturalmente i sostenitori del ponte sono maestri nell'applicare questa ed altre tecniche simili, forti della scuola (devo ammettere, di alto livello) del loro capo assoluto. All'indomani della manifestazione "NO-Ponte" di Cannitello i giornali ed il web abbondano di articoli e comunicati che, con tono trionfante, annunciano la scarsa partecipazione popolare all'evento. Potrei abboccare all'amo della propaganda pro-ponte mettendomi ad elencare i motivi della (presunta) scarsa affluenza, oppure evidenziando che la (presunta) scarsa affluenza ad un evento "NO-Ponte" non è sintomo automatico di consenso alla fazione opposta; potrei, ma logicamente non lo farò. Intendo invece evidenziare come si sta cercando di spostare l'attenzione (come dicevo prima) sul numero di consensi senza toccare i veri motivi del dissenso: il ponte è utile? in questo momento è prioritario? ci sono i soldi per costruirlo? e soprattutto, tecnicamente è fattibile? Assodato ormai che il progetto esecutivo ancora non c'è, che i fondi saranno reperiti in corso d'opera (saranno), che le due regioni interessate sono piene di problemi per la cui soluzione necessitano enormi cifre di denaro, a me sembra che la risposta a tutte queste domande attualmente sia NO! Il dato del consenso popolare (o dissenso) diventa un puro elemento statistico utile solo a fare titoloni propagandistici, in un'Italia dove si giustificano comportamenti scorretti o addirittura immorali con la frase "ho il consenso degli italiani". Lo stile è lo stesso. In realtà non ci sono articoli, post o comunicati che parlino a favore del ponte confutando le eccezioni tecniche sollevate contro. In un'Italia dove ormai la politica (tutta) farnetica, dove la maggioranza si preoccupa di fare leggi "ad personam" e l'opposizione cerca di contrastarla indagando sui compleanni delle diciottenni, questi discorsi "impegnativi" sono per pochi. Il popolo sta a guardare, come ormai è abituato a fare da tempo. Mi vengono in mente le Crociate. Mille anni fa centinaia di migliaia di uomini sono partiti per terre lontanissime a fare una guerra al grido di "DIO lo vuole!"; praticamente senza sapere perchè. Adesso il grido di battaglia è: "facciamo il ponte, LUI lo vuole!". E' noto l'esito finale delle Crociate.

mercoledì 16 dicembre 2009

Mi è crollato un mito!


Ho letto sul giornale online “Il calcestruzzo” un articolo di Marcello Veneziani, giornalista e scrittore di notevole spessore, che mi ha lasciato praticamente senza parole per un paio di ore. Si tratta del pezzo intitolato: “Chi grida al tiranno legittima il tirannicidio”. Riporto di seguito alcuni passaggi tra i più (a mio parere) pesanti e direi anche inappropriati all’argomento che l’autore intende trattare. (L'articolo è pubblicato anche su "Il Giornale")
Al di là della campagna d’odio e d’insulti contro Berlusconi che ha l’alibi di essere reciproca, c’è un motivo preciso e unilaterale che basta da solo a legittimare la violenza contro il premier: è l’accusa, rivolta da Di Pietro, un pezzo di sinistra, varia stampa, tv e intellettuali, di essere un tiranno. D’ora in poi dev’essere chiara una cosa: chiunque definisce tirannide o regime fascista il governo di Berlusconi si assume la responsabilità politica e civile di mandante morale delle aggressioni subìte da Berlusconi e di ogni altro eventuale attentato. Perché si sa che per abbattere il tiranno è ammesso anche il tirannicidio, lo dice anche la giurisprudenza liberale e democratica. In difesa della libertà e dei diritti umani si può anche uccidere il dittatore. Saddam docet. E se si giudica tiranno Berlusconi, se lo si definisce pubblicamente in questo modo, si legittima l’attentato contro di lui e si ritiene lecita ogni violenza pur di eliminare il despota. Se Berlusconi eguale Mussolini, poi, è possibile anche fare di Piazza Duomo un nuovo Piazzale Loreto perché è ammesso perfino il massacro e lo scempio del dittatore, secondo i medesimi civilissimi, democraticissimi e umanissimi signori.” Resto basito. Leggo praticamente un certificato di autorizzazione morale ed anche per certi aspetti giuridica a commettere un reato, camuffato da critica verso il reato stesso. -Attenzione- dice Veneziani-che Di Pietro e altri con le loro parole stanno legittimando i potenziali attentatori alla vita del premier ad agire, qualora essi interpretassero in un certo modo le accuse di tirannia che ogni giorno vengono lanciate contro Berlusconi. Qual è il “certo modo”? Se non lo hanno capito glielo dico io! Cos’è che li legittima? Qualora non lo sapessero glielo dico io!- E così chiunque legga l’articolo e in qualche modo sia gia portato a credere alle “farneticanti” accuse di Di Pietro, ma non abbia le basi culturali ed ideologiche per potere sviluppare con i fatti la malsana voglia di farsi giustizia del "tiranno", troverà un qualificato testo scritto da un autorevole giornalista, di destra oltretutto, che lo indirizzerà senza alcuna indecisione verso l’azione. Veneziani non può certo pensare che l’articolato ragionamento esplicitato sia inteso nel senso da lui voluto da un soggetto potenzialmente portato a commettere un tirannicidio. E’ naturale e logico pensare ad una persona psichicamente instabile, di bassa cultura e certamente facilmente manovrabile o influenzabile, altrimenti non potrebbe cadere nella trappola delle accuse di Di Pietro per come le ha descritte Veneziani. Un tale soggetto non potrà certo capire la finezza del ragionamento, lo prenderà alla lettera e così si sentirà titolato ad agire, magari spinto da qualcun altro che lo indottrinerà a dovere cavalcandone l’ignoranza. Si penserà, come mi sono sforzato di pensare io, che la premessa che ho riportato (l’articolo è ben più lungo e vi invito a leggerlo perché riporta considerazioni veramente qualificate e di sostanza sul concetto di tirannia e democrazia in Italia che vale la pena leggere) sia intesa da parte dell’autore come una “provocazione” per svegliare le coscienze; mi sono sforzato ma non ci sono riuscito perché mi è venuto in mente che proprio perché in Italia la democrazia c’è non è ammissibile che un concetto sia reato se detto da uno e provocazione se detto da un altro. Concludo con un’altra considerazione: non sono d’accordo sul concetto che a chi vuole commettere un reato di tale gravità coscientemente occorra anche una spinta verbale alla Di Pietro; se così fosse sarebbero a rischio della vita anche tutti quelli che si oppongono politicamente alla attuale maggioranza, visto che vengono giornalmente catalogati dal Premier come comunisti ed è risaputo cosa ne pensano dei comunisti in certi ambienti nazi-fascisti. Direi che ormai siamo alla frutta, e l’abbiamo trovata matura, quasi marcia.

lunedì 14 dicembre 2009

La sicurezza del Premier



Dopo l'aggressione subita ieri 13 dicembre a Milano, molti si pongono il problema della sicurezza del Presidente del Consiglio: cos'è che non ha funzionato nell'apparato posto a difesa della sua persona? Come ha potuto fare uno sprovveduto a commettere un atto violento contro una delle persone più protette del mondo? Io questa domanda me la sono gia fatta qualche tempo fa, precisamente nel giugno scorso,dopo la pubblicazione delle foto-scandalo di Villa Certosa dove appare Silvio Berlusconi in compagnia di alcune belle ragazze sue ospiti. Mi sono chiesto: e se al posto dell'obiettivo del fotografo ci fosse stato il cannocchiale di una carabina di precisione? Non è possibile che sia stato permesso a un semplice fotografo di avvicinarsi furtivamente al Premier fino a giungergli a tiro di obiettivo (e di fucile di precisione) senza che nessuno se ne sia accorto. In Italia si svolgono continuamente eventi mondiali con la partecipazione dei governanti più importanti del mondo, le nostre forze di sicurezza la cui professionalità è palesemente riconosciuta da tutti garantiscono tranquillità a chiunque venga nel nostro paese; quindi ne derivano due sole possibilità: o le persone messe a protezione del Premier non sono all'altezza (ma se guardiamo le foto degli ultimi anni sono sempre le stesse anche quando Berlusconi era all'opposizione, e quindi hanno la sua fiducia) oppure al fotografo è stato permesso volutamente di fare le fotografie, sapendo che avrebbe fatto solo fotografie. Da chi e perchè lascio a chi legge ipotizzare.

sabato 12 dicembre 2009

Pentiti deviati


La cosa che più di tutte mi preoccupa (ma non mi stupisce) è che per l'opinione pubblica italiana per smentire un delinquente è sufficiente un altro delinquente; meglio ancora se il delinquente che smentisce non è un pentito, ed è quindi eventualmente disponibile a delinquere ancora. Naturalmente non è proprio così, o meglio l'effetto è questo, ma l'opinione pubblica è come sempre indirizzata dai giornali che con i loro titoli definiscono i fatti nel senso voluto. Anche questa volta la linea generale dell’informazione ha un senso di marcia solo: "Spatuzza ha raccontato balle perchè Graviano non ha confermato" come se parlassimo di due normali cittadini al di sopra di ogni sospetto che hanno sempre fatto il loro dovere e che non hanno alcun interesse a dire o non dire qualcosa su fatti che potrebbero aggravare la loro situazione giudiziaria e soprattutto ledere i loro interessi illegali (che sicuramente esistono). Dai tempi di Tommaso Buscetta non c’è stato pentito che non sia stato definito attendibile e inattendibile contemporaneamente o quasi a seconda dei casi e dei magistrati che lo gestivano; hanno rovinato innocenti, deviato indagini, accusato a destra e a manca. Hanno fatto condannare persone poi assolte in appello e viceversa condannare in appello persone precedentemente assolte. Ma mai si era tenuto conto delle dichiarazioni di un “pentito” senza un minimo di riscontro, di prova aggiuntiva. Questo mi fa pensare che questa prova aggiuntiva per il PM del processo Dell’Utri ci deve essere; ma non è ancora venuta fuori. Detto questo mi voglio spingere ad un'analisi "fantasiosa" degli atti processuali fino ad ora conosciuti: 1) Spatuzza dichiara: "Graviano mi disse che avevamo ottenuto tutto quello grazie alla serietà di quelle persone che avevano portato avanti questa storia. Mi vengono fatti i nomi di due soggetti: di Berlusconi, Graviano mi disse che era quello del Canale 5. E c'era di mezzo un nostro compaesano, Dell'Utri. Grazie alla serietà di queste persone ci avevano messo praticamente il Paese nelle mani". 2) vengono interpellati i due fratelli Graviano, per confermare o smentire quanto affermato da Spatuzza in merito ai contatti con Dell'Utri e tramite lui Berlusconi; i fratelli Graviano di cui si parla sono due, ma uno solo depone, Filippo, dichiarando di non avere mai conosciuto Dell'Utri. L'altro fratello, Giuseppe, ha rifiutato di deporre per motivi di salute "quando starò meglio ve lo farò sapere", ha detto. A questo punto un’ipotesi: e se in seguito Giuseppe Graviano decidesse di deporre e dire che Spatuzza non si è sbagliato nel definire i rapporti con Dell'Utri, ma che ha confuso suo fratello Filippo con lui? In definitiva che il Graviano interessato era Giuseppe e non Filippo? Ricomincerebbe tutto da capo. Le polemiche sui giornali, il governo di nuovo sulla graticola, etc. etc.. Se così fosse ci sarebbe da domandarsi se il tutto è una strategia processuale, se è una strategia politica per delegittimare il governo e colpire Berlusconi mortalmente, oppure ancora se è una strategia mafiosa che tende ad avvertire “chi ha promesso” che è giunto il momento di incassare il dovuto e che altrimenti saranno guai in tempi brevi. Fantagiustizia? Fantapolitica? Fantamafia? Oppure tutte e tre le cose senza “fanta”? In attesa di nuovi colpi di scena che, sono sicuro, ci saranno, mi soffermo a pensare che in questo momento, fotografando la situazione, guarda caso si è verificato quello che prevedevo in un post precedente: Spatuzza è stato smentito. Al momento la notizia è bruciata. Berlusconi è una vittima. Dell’Utri? Non conta niente, in questo gioco.

venerdì 11 dicembre 2009

Pandemia......di balle.


Ecco finalmente la verità! La pandemia fino ad oggi tanto temuta è la più lieve della storia e (aggiungo io) probabilmente lo sarà per sempre, visti i dati così irrisori che la riguardano. E’ come al solito vergognoso l’atteggiamento dei giornali che dopo aver per mesi provveduto a diffondere paura e preoccupazione tra la popolazione, adesso come se nulla fosse riportano le ultime (buone) notizie senza minimamente vergognarsi. Ho preso come esempio “Il Giornale”: ieri 10 dicembre 2009, sul sito web riportava: -Come previsto: la «A» è un’influenza di serie B-. Molto pittoresco quel “come previsto”! Se torniamo indietro nel tempo troviamo una miriade di articoli sull’argomento che dicono tutt’altra cosa. Ne cito alcuni: 24 luglio 2009 -Influenza, allarme Oms: "Il virus in tutto il pianeta" In 2 miliardi a rischio-; 30 agosto 2009 -Il virus sarà più violento e colpirà i polmoni-; 31 ottobre 2009 -La pandemia? C’è già: raddoppiati in una settimana i contagi nel Lazio-; 4 novembre 2009 -Paese con la febbre: 17 morti Oltre 250mila i contagiati-. Ed a leggere il testo degli articoli ci sarebbe solo da chiudersi in casa e sigillare porte e finestre. …Come previsto: la «A» è un’influenza di serie B… Ma che cosa avevano previsto? Come al solito si sono preoccupati di volta in volta di uscire con il titolo più “ad effetto” possibile, che avrebbe prodotto le vendite maggiori. Così ecco che dopo il periodo in cui era produttivo per le vendite diffondere allarmismo, è giunto il momento di passare alla notizia che la gente voleva: l’influenza A è più leggera della normale influenza. Ripeto, ho preso ad esempio “Il Giornale”, ma potrei citare nello stesso modo tutte le altre maggiori testate giornalistiche italiane. VERGOGNA! A proposito....non mi meraviglierei se tra poco qualcuno se ne uscisse con la balla gigante che la pandemia è stata limitata dalla campagna di vaccinazione. In qualche modo i vari governi dovranno pur giustificare i miliardi di dollari/euro distribuiti alle ditte farmaceutiche; in particolar modo il neo Premio Nobel per la Pace Barak Obama, che appena 20 giorni fa ha firmato il piano di emergenza nazionale contro la pandemia che non c'è. Sull'operato del nostro governo stendo un velo pietoso. Un saluto a Topo Gigio.

giovedì 10 dicembre 2009

Premio Nobel per la Pace a Barak Obama: chissà cosa ne direbbe Gandhi.....


Come avevo previsto, Obama ha avuto grosse difficoltà a spiegare come fa a ricevere il Premio Nobel per la Pace ed essere contemporaneamente il capo di una nazione in guerra a migliaia di chilometri dai suoi confini, in territori addirittura appartenenti ad altri continenti. La voce comune dei soliti giornali è che ci è riuscito con un discorso "di forte impatto", io invece penso che non ci è riuscito per niente, anzi ha dimostrato di non avere altri argomenti che la retorica e le frasi preconfezionate da altri per altre occasioni. La grande macchina americana della propaganda ha stabilito che il discorso di Obama era un discorso "forte" e tutti i giornalisti pecoroni (di tutto il mondo, badate) si sono limitati ad "assorbire" e riportare la notizia, come al solito. Obama avrebbe dovuto spiegare che differenza c'è tra una guerra difensiva ed una di aggressione; avrebbe dovuto spiegare quali sono gli "interessi americani nel mondo" la cui tutela giustifica sempre le varie invasioni ed azioni di commando che gli americani hanno sempre fatto e sempre faranno; avrebbe dovuto spiegare com' è possibile che i vecchi alleati degli USA spesso diventano i suoi peggiori nemici; avrebbe dovuto spiegare come mai di solito i guerriglieri combattono con armi di fabbricazione occidentale ed in particolar modo USA; avrebbe dovuto spiegare perchè in America è possibile procurarsi e detenere un'arma con la stessa facilità con cui da noi si acquista un CD di musica leggera; avrebbe dovuto spiegare perchè in America esiste ancora la pena di morte. Questo avrebbe dovuto spiegare, ma non lo ha fatto. E nessuno gli ha chiesto di farlo.

martedì 8 dicembre 2009

UN PENTITO.........INCREDIBILE


Immaginavo che una persona responsabile di sei stragi, della morte di decine di persone e di altri reati tra i più gravi previsti dal Codice Penale, qualora si dovesse pentire avrebbe molta difficoltà a comunicare; non perché non sia a conoscenza di fatti e persone coinvolte, ma perché il dolore, la vergogna, il rimorso e tutti quei sentimenti che (secondo me) dovrebbero venir fuori da un animo (veramente) pentito dovrebbero rendergli difficile anche il solo parlarne. Come fa uno che si è pentito a raccontare con noncuranza fatti che lo hanno visto protagonista e che hanno causato la morte di altri esseri umani? Ecco che la deposizione del cosiddetto "pentito" Gaspare Spatuzza non mi convince: io però non l'ho letta, l'ho sentita in diretta e vi posso garantire che sentire parlare è molto differente da leggere le parole dette, specialmente in questo caso. Questo "individuo", criminale incallito a suo dire pentito ha praticamente recitato una storiella senza alcuna sbavatura ed in discreto italiano (il suo titolo di studio è la licenza elementare, ma questo forse non vuol dire niente), rammentando a richiesta luoghi ed eventi relativi a quasi venti anni fa. Il tono della sua voce non mi ha trasmesso quell'umiltà che mi sarei aspettato da un così efferato criminale adesso pentito. Non c'è stato un momento di commozione, né un tentennamento nel rammentare i fatti, e anche quando ha dichiarato di non ricordare, la risposta è stata pronta, senza alcuna pausa di riflessione. Non credo a quello che ha raccontato, perché mi ha dato l'impressione di parlare sotto dettatura, anche se in quel momento non c'era nessuno a dettare. Ho letto da poco il libro di un altro pentito attualmente in auge, Francesco Fonti, che ha scritto "Io, Francesco Fonti pentito di 'ndrangheta e la mia nave dei veleni"; a pagina 4 c'è una premessa che dice: "L'opera è scritta interamente da Francesco Fonti, nato a Bovalino (RC) il 22 febbraio 1948 ed è riportata integralmente e fedelmente senza alcuna aggiunta e/o modifica che possa indurre il lettore ad una interpretazione non voluta dallo stesso scrittore." Ho letto diverse migliaia (veramente) di altri libri di tutti i generi e di autori di ben altro spessore (letterario, intendo, non criminale) e non ricordo di avere mai trovato prima d'ora una precisazione del genere. Leggendo il libro, a pagina 59, mentre parla di tutt'altra cosa, l'autore interrompe il filo del discorso per intraprenderne un altro: "..Dalla frequentazione con uomini dei servizi segreti, deviati o meno, ho appreso che ci sono molte tecniche atte a depistare le indagini. A seconda della situazione si utilizza quella che si ritiene più idonea. Una tecnica ottima, usata spesso, consiste nel bruciare in anticipo una pista investigativa che, se seguita, potrebbe risultare pericolosa. Questa tecnica consiste nel rivolgersi ad un soggetto amico, ovvero un depistatore, e chiedergli (o ordinargli se fa parte di una organizzazione gerarchica) di affermare come vere cose assolutamente false. Tra le varie cose che il soggetto afferma una sola è vera, proprio quella che si vuole non sia oggetto di indagine. Poiché il soggetto ha affermato, per la maggior parte, delle cose false, anche la notizia vera è così assolutamente screditata e nella sostanza bruciata..." terminata questa precisazione, l'autore riprende il filo del discorso precedente come nulla fosse. Io non so perchè Fonti ad un certo punto si mette a dare lezioni di depistaggio, ma la precisazione all'inizio del libro mi lascia credere che un significato in quest'atto c'è. Non so neanche per certo se la deposizione di Spatuzza risponda a questa "tecnica" di depistaggio, se quello che dice sia vero in parte o tutto o per niente, ma sono certo che al momento quello che esiste sull'argomento è solo ed esclusivamente quella deposizione, senza alcuna prova che la certifichi. E se dovesse venire fuori che Spatuzza ha raccontato un bel po' di balle, chi si sognerebbe più di toccare l'argomento Berlusconi = Mafia? Tutto ciò è veramente nauseante.

venerdì 4 dicembre 2009

Autostrada A3:il miracolo italiano.


Tralasciando le considerazioni in merito ai poteri sovrannaturali dell’aspirante candidato al Premio Nobel per la Pace nonché Premier nonché unica speranza per noi calabresi (capace di rendere possibili i miracoli, quindi anche in odore di santità) ritengo che la parte “tecnica” di questo articolo sia degna di considerazione e meriti di essere diffusa; ne riporto sotto il testo integrale.

Da Strill.it
Venerdì 04 Dicembre 2009 16:43
A3: da Nino Foti durissimo attacco ad Anas: "Le bugie di Ciucci"
<<Durissimo attacco del parlamentare del Pdl, Nino Foti, componente della Commissione Trasporti, sulla situazione della A3. Di seguito la nota integrale
Mi dispiace che il Presidente Berlusconi non sia venuto in Calabria – dichiara l’on. Nino Foti, componente della Commissione IX Trasporti - poiché percorrendo il tratto di autostrada che dall’aeroporto di Reggio Calabria lo avrebbe condotto fino al luogo dove era prevista la sua presenza, avrebbe potuto constatare il brutto “scherzetto”che l’Anas gli aveva preparato…Non c’è nulla, infatti, da festeggiare, né tantomeno ci si può rallegrare solo per l’apertura di una galleria. Sull’A3, soprattutto nel tratto della provincia di Reggio Calabria, si viaggia ancora su una sola corsia, senza percorsi alternativi validi ed il disagio di chi vi transita quotidianamente si traduce in lunghe ore di code e rallentamenti. Procedendo a passo d’uomo, infatti, tra una frenata e l’altra, anche il Presidente Berlusconi, nei confronti del quale noi calabresi in particolare riponiamo ogni speranza, si sarebbe potuto rendere conto da vicino sul reale stato dei lavori e sulle ormai celeberrime bugie del Presidente dell’Anas Spa. Il Presidente dell’Anas, Pietro Ciucci, infatti, continua ostinatamente ha confermare che i lavori dell’A\3 saranno completati per il 2013. Pur confidando in tale “miracolo”… riteniamo però doveroso evidenziare, in modo assolutamente oggettivo, quanto è facile riscontrare circa i motivi che rendono tale prospettiva pressoché irrealizzabile. Dal sito web dell’ANAS viene riportata (incredibile ma vero!) la situazione dei lavori dell’A\3. Per quello che riguarda, solo per fare un esempio, i “macrolotti” della Provincia di Cosenza sono presenti dei periodi assolutamente incompatibili con la data del 2013. Per il terzo macrolotto (parte 1\a) dai tempi dalla gara al contratto passeranno almeno due anni e, per cantierizzare, almeno un ulteriore anno per una durata dei lavori (salvo imprevisti) di quattro anni. In tutto sei anni e quindi , se tutto va bene, una ipotetica fine lavori per l’anno 2016. Sempre per il 3° macrolotto (parte 1\b) oltre a quanto sopra occorre aggiungere almeno due anni in quanto la progettazione definitiva va ancora approvata – e quindi – una fine lavori per l’anno 2017. Ed ancora… per il 3° macrolotto (parte 2\a) la gara è stata aggiudicata ma non è stato firmato ancora alcun contratto e quindi i tempi sono di circa un biennio per la firma e la cantierizzazione cui si aggiungono altri quattro anni per una fine lavori entro il 2016. Per il 3° macrolotto parte 3\a il contratto è stato firmato ma i lavori non sono ancora iniziati (circola voce che inizieranno non prima di giugno 2010), il tempo stimato è di quattro anni, quindi fine lavori 2015. Per il 4° macrolotto sia 1\a che 2\a parte, non ancora in gara, valgono gli stessi commenti di cui sopra quindi fine lavori 2017. Tali previsioni da noi formulate trovano riscontro da quanto detto dall’Ing. Ettore Pagani ,responsabile Ingegneria della Società IMPREGILO, impegnata nei macrolotti V° e VI° “Gioia Tauro – Reggio Calabria” in occasione di un incontro a Reggio Calabria, peraltro anche pubblicato dalla stampa locale, che qui di seguito si riporta testualmente: “ per quanto concerne il rallentamento dei lavori, occorre sottolineare come non influisca solo il problema della criminalità organizzata, ma anche i tempi di burocrazia e procedure,dove tra l’aggiudicazione dei lavori e l’inizio degli stessi intercorrono diversi anni.” Spostandoci poi proprio in prossimità della Galleria di Barritteri, inaugurata oggi, si sfiora il paradosso… Infatti per quanto riguarda il macrolotto IV°\b tronco 3° (svincolo pizzo cal. – svincolo S.Onofrio) l’Anas indica che é “in gara per la progettazione preliminare”. Quali saranno i tempi di realizzazione (?????) Non è dato a sapersi. Ritenevamo opportune proporre tali nostre amare considerazioni – conclude l’on. Nino Foti, componente della Commissione IX Trasporti - per poter, questa volta sì, invitare compiutamente il Governo ed in particolare il Presidente del Consiglio affinché presto decida di venire in Calabria per procedere all’immediato commissariamento dei cantieri dell’A3, così come è stato fatto per Napoli e per la immane tragedia de L’Aquila, dimostrando ancora una volta al Mondo che in Italia grazie al Presidente Berlusconi ogni “miracolo” è possibile e che i lavori sulla Salerno – Reggio Calabria potranno così prima o poi finire davvero.
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Ma per l'eventuale commissariamento dei cantieri è necessaria la presenza fisica dell'onnipotente? E nel caso in cui la data della sua presenza coincida con un'udienza del processo Mills, gli sarebbe concesso il legittimo impedimento?

mercoledì 2 dicembre 2009

Esternazioni fuorionda, o comunicazioni di servizio?


Premesso che per esternazione si intende la comunicazione ad altri del proprio pensiero, e che a mio parere per essere pubblica deve essere voluta ed autorizzata, non saprei come definire le opinioni che il Presidente della Camera Fini ha esposto in privato al Procuratore Trifuoggi. Ma secondo me non sono esternazioni nel senso esatto del termine. Ho una certa esperienza di convegni e di pubbliche assemblee per aver ricoperto in passato incarichi sindacali di livello nazionale, e personalmente non mi sognerei mai di parlare privatamente con un altro interlocutore vicino ad un microfono, conscio del fatto che lo stesso potrebbe essere aperto in qualsiasi momento e, se non altro, disturbare l’andamento dei lavori. Per questo mi sembra strano che un personaggio che di esperienza in merito ne ha da vendere possa essere caduto in un errore così banale. Tra l’altro non capisco come possa essere che un microfono inserito in un circuito atto ad amplificare ed a registrare contemporaneamente l’intervento dell’oratore possa essere aperto, diciamo, “parzialmente”. Cioè, nel caso in cui per errore il microfono fosse rimasto aperto, il discorso di Fini con il procuratore Trifuoggi sarebbe stato amplificato per tutti e si sarebbe sovrapposto a quello in corso al momento. Guarda caso, invece, il discorso tra Fini e Trifuoggi è stato “solo” registrato, ma non è stato sentito in sala; ed è stato registrato, badate bene, su un record diverso da quello del momento, perché nel frattempo c’era un intervento in corso, di cui esiste una registrazione pura, senza in sottofondo le “esternazioni” di Fini. Intendiamoci, la cosa è tecnicamente possibile, ma non per sbaglio: il tecnico deve intervenire volutamente per ottenere quel risultato. Quindi: poiché è buona norma evitare di parlare vicino ai microfoni spenti (e se lo so io figuriamoci Fini) ed è poco probabile che il microfono sia rimasto acceso per sbaglio, ne deriva che……!

martedì 1 dicembre 2009

PRESCRIZIONE BREVE



Su Strill.it ho appena letto questa nota in merito al disegno di legge sul cosiddetto "processo breve" che non fa altro che confermare le mie perplessità di "profano" della materia. Il titolato autore della nota (è avvocato del Foro di Reggio Calabria) pur usando un linguaggio tecnico tipico dell'ambiente legale espone chiaramente anche per i meno ferrati della materia l'argomento e le problematiche ad esso connesse:

Per dovere professionale e per altrettanto doverose esigenze politiche ho esaminato il Disegno di Legge meglio conosciuto come “prescrizione breve”; a ciò aggiungo, la curiosità derivante dai ripetuti interventi a difesa del Disegno di Legge da parte del Governo e, per l’inverso, le gravi perplessità sollevate dalle forze politiche di opposizione, dalle associazioni della Magistratura e degli Ordini professionali. Orbene, l’esame del testo, non solo conferma le gravi perplessità emerse in questi giorni sui mass-media, ma addirittura il tenore della novella normativa supera ogni possibile immaginazione. In primo luogo bisogna sottolineare che gran parte del testo è incentrata sul tema del risarcimento danni per i ritardi nella Giustizia. Sembrerebbe insomma che chi ha redatto il testo normativo abbia voluto utilizzare la modifica proposta come un bastone contro il potere giudiziario. Già questa prima sensazione fa venire i brividi soprattutto se chi esamina il testo fin dagli studi universitari ha imparato che uno dei capisaldi principali ed insostituibili è rappresentato da un giusto e sostanziale equilibrio tra i poteri dello Stato. Fossero solo questi i dubbi sollevati a chi esamina il testo, comunque sarebbe già una preoccupazione relativa. I contenuti della normativa proposta sono ancor più preoccupanti. Intanto l’art. 3/bis propone, per il procedimento civile, un “dies ad quem” assolutamente indecifrabile ed irragionevole allorquando assimila come “termine iniziale” il “deposito del ricorso” all’”udienza di comparizione” che, di per sé, rappresentano due momenti processuali diversi ed anzi consecutivi l’uno all’altro. Sbalorditiva poi appare la decisione di considerare iniziato il processo penale “alla data di assunzione della qualità di imputato” (art. 3/bis). Non vi è chi non veda come questa norma sia del tutto slegata dal sistema processuale pur ancor oggi in vigore. Si arriva quindi al cuore della proposta normativa laddove si ipotizza come durata massima di un processo il periodo di due anni. Alias due anni per un solo grado di giudizio a partire non dall’inizio del dibattimento, bensì “dal provvedimento con cui il Pubblico Ministero esercita l’azione penale”. Per chi opera nel mondo del diritto, pensare che un processo possa concludersi, stando così le cose, in due anni appare più che una follia. Certo per tutti i cittadini, ma anche e soprattutto per gli operatori del diritto, è auspicabile riuscire ad abbreviare i tempi del procedimento sia esso civile o penale. Ma ciò può avvenire non certo con la semplice scrittura di una norma ma solo attraverso un impegno forte e concreto di risorse idonee a sopperire i tanti deficit esistenti sia in termini di carenze di organico della Magistratura, ma ancor più del personale della Giustizia e degli strumenti necessari. Attraverso incentivi economici e retributivi al personale esistente, ma soprattutto con la previsione della copertura finanziaria che consenta di bandire concorsi per l’assunzione di nuovo personale. Sotto tale profilo, invece l’azione del Governo è di tutt’altra tendenza: la quota della finanziaria destinata alla giustizia si è ridotta viepiù negli ultimi anni fino a far diventare il capitolo relativo alla giustizia quasi invisibile. Insomma avviene per la Giustizia quello che stà avvenendo nel mondo della scuola. Quotidianamente i rappresentanti del Governo parlano di riforme tese a migliorare il sistema, ma di fatto le ultime finanziarie hanno costantemente ridotto le risorse necessarie; siamo dinanzi ad un fenomeno efficacemente spiegato dal professore Lucio Villari e, più di recente, da Ernesto Galli della Loggia (Corriere della Sera): il linguaggio usato per descrivere un mondo diverso dalla realtà; il linguaggio per disinformare e non per informare. Tornando all’analisi del testo di legge (per fortuna ancora solo proposta) è bene ricordare che ove dovessero decorrere i due anni il processo si prescrive. Cioè, allo stato, tutti i processi si prescriverebbero essendo, come detto impossibile concludere un processo, sia esso civile o penale, in due anni. Addirittura infantile si deve considerare quella che viene preconizzata come la medicina per accelerare i tempi dei processi: una istanza presentata al Giudice procedente. La semplice presentazione dell’istanza costituire causa sufficiente per la trattazione prioritaria del processo interessato (comma 3\sexies). Ma se, come avverrà, tutte le parti presenteranno l’istanza di cui si parla ci si troverà con tutti i processi interessati dalle varie istanze con la ovvia conseguenza di ritornare al punto di partenza. Altra medicina proposta è quella di ridurre la motivazione dei processi civili ad una concisa esposizione dei motivi di fatto e di diritto su cui la decisione si fonda. Anche questa però non è certo una medicina; anzi, nel mentre non è utile a ridurre i tempi, vanifica un principio costituzionale e che è quello della certezza del diritto che verrebbe annullata, allorchè il cittadino condannato non potrà nemmeno conoscere per quali motivi è stato condannato. Infine, per non tralasciare nulla, il Legislatore (?) ha deciso di “applicare le disposizioni di cui al disegno di legge anche ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della legge”. Cioè si introduce un termine prescrizionale assolutamente breve in un sistema che mediamente comporta un tempo doppio di soluzione di un giudizio senza intervenire per nulla a migliorare lo stato di salute del pianeta giustizia. Come dire anzicchè curare il soldato ammalato e denutrito prima di mandarlo al fronte, si decide di aprire la guerra. Tanto più che il Governo dimentica che per i Principi Generali, le Leggi non vengono mai applicate ai processi in corso ma valgono solo per il futuro. Vedi art. 11 - Disposizioni sulla Legge in Generale: “la Legge non dispone che per l’avvenire, essa non ha effetto retroattivo”, in combinato disposto con l’art. 25 c. II^ della Costituzione: “Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso”. In buona sostanza, come la più autorevole dottrina afferma, l’assetto predisposto in considerazione di un certo modus procedendi non può essere sconvolti da norme sopravvenute che rimettono inevitabilmente in discussione l’unità e la coerenza dell’intera attività processuale, cioè l’unità e la coerenza delle attività processuale già svolta con quelle future. Peraltro, è bene evidenziare che mai la parola Giudice e Magistrato vengono scritte con la “G” e la M” maiuscole. Non è solo un bizantinismo ma stà a dimostrare quanto alto (si fa per dire) sia il valore che l’attuale Legislatore attribuisce alla Giustizia. Insomma dopo una attenta analisi del testo proposto è chiaro perché, tutti, salvo i proponenti sono contrari alla riforma. Si tratta di un bieco tentativo – un ennesimo del Governo Berlusconi – di demolire un sistema: oggi tocca a quello della Giustizia.Davanti ad un tale attacco sarebbe ora che l’Avvocatura che, in passato, si è contraddistinta come una categoria professionale capace di dar voce nella società ai sussulti di democrazia ed è stata, attraverso le battaglie giudiziarie e sociali, protagonista della applicazione dei principi costituzionali, abbia un sussulto e si ponga come una argine alto e forte a questi tentativi indiscriminati di ridurre in brandelli un sistema Giustizia che per tanto tempo è stato e - pur con tutti i limiti – lo è ancora, un modello di garanzia per i cittadini e di certezza del diritto. Mi piacerebbe insomma - e come Avvocato ne sarei orgoglioso - se questo invito fosse seguito da tanti e tanti sussulti di adesione e di protesta; che insomma l’Avvocatura, a partire da quella calabrese, faccia sentire la sua voce.
Lorenzo Fascì
Coordinatore Dipartimento Giustizia, diritti e legalità P.dC.I.


Dalle considerazioni sopra riportate appare chiaro anche a chi non vuol vedere che il disegno di legge di cui si parla anzichè snellire le procedure relative ai processi non farebbe altro che renderli inutili, visto che sarebbe praticamente impossibile concluderne uno correttamente. In definitiva con questo testo si garantisce l'impunità al delinquente a danno della comunità ed in particolare della parte lesa che alla fine del processo si troverà a dovere sostenere spese giudiziarie (quelle di parte civile) senza ottenere la minima soddisfazione.

giovedì 26 novembre 2009

Ponte sullo stretto: Comitati...concomitanti con le elezioni.


(foto da http://torredelfaro.wordpress.com/)

E' notizia di oggi:
-Nasce il Comitato “Ponte subito”: un movimento composto da quei reggini, messinesi, siciliani e calabresi che vogliono sostenere con forza e convinzione la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina.-
Peccato che con le motivazioni addotte il comitato in questione non fa altro che confermare il fatto che motivazioni reali non ce ne sono (di quelle positive per le due regioni, intendo). Leggendo il comunicato stampa mi rendo sempre di più conto dell’inutilità di quest’opera mastodontica, di cui rimane dubbia sia la possibilità di realizzazione nei termini tanto declamati, che la vera entità dei costi e dei tempi di costruzione.
-Il 23 dicembre a Cannitello inizieranno i lavori preliminari per l’eliminazione delle interferenze alla costruzione del Ponte, e sarà il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a tagliare il nastro del cantiere di Cannitello. Poi, nei primi mesi del 2010, toccherà al Messinese con i primi lavori tra la città e la sua periferia settentrionale finché, a giugno 2010, con la presentazione del progetto esecutivo del Ponte, potrà finalmente iniziare l’iter dei lavori del tanto atteso collegamento stabile tra Sicilia e Calabria.-
Ormai lo sanno tutti che la variante di Cannitello è stata deliberata nel marzo 2006 e non è opera legata alla costruzione del ponte sullo stretto ma necessaria per il miglioramento del tracciato ferroviario ai fini del trasporto regionale; tant’è che la spesa per la variante non è compresa in quel 1,3 miliardi di euro stanziati “per il ponte”. La precisazione che a tagliare il nastro ci sarà Berlusconi (presenza superflua ed ininfluente al buon esito del taglio!) è palese dimostrazione della natura propagandistica dell’annuncio a fini elettorali.
-Il Ponte, come rileva Giuseppe Zamberletti, padre della Protezione Civile italiana e Presidente del CdA della Stretto di Messina Spa, “è particolarmente strategico per il Sud perché, con il completamento del programma di alta velocità, il Mezzogiorno sarà collegato con il sistema ferroviario europeo rappresentando così un importante fattore di sviluppo per tutte le regioni meridionali”. La vera novità del Ponte, dichiara ancora Zamberletti, “è che si tratta di un ponte ferroviario, e non solo stradale, che permetterà ai porti siciliani di diventare porti europei strategici con un grande vantaggio per quanto riguarda i costi di trasporto delle merci. Le merci in partenza dalla Germania e dirette verso l'Oriente, ad esempio, guadagnerebbero cinque - sei giorni di navigazione se dopo un transito in treno venissero imbarcati in Sicilia”.-
Per completare il programma “alta velocità” ci vuole il ponte sullo stretto? Peccato che al momento l’alta velocità termini a Napoli, e che per l’orario invernale Trenitalia intenda anche tagliare i pochi Eurostar che terminano la corsa (a velocità normale, non alta) a Reggio Calabria, limitandoli a Lamezia Terme. Sul fatto che il ponte non sarà anche ferroviario i dubbi rasentano la certezza se basati sulle esperienze reali: l’unico ponte esistente che si possa (molto lontanamente) paragonare a quello sullo stretto era stato progettato per il transito dei treni ma la corsia ferroviaria è stata soppressa in corso d’opera perché risultata irrealizzabile a causa del fenomeno del “galloping”, si tratta del ponte sospeso a tre luci giapponese di Akashi-Kaikyō. Pittoresca la considerazione sui tempi di percorrenza per le merci provenienti dalla Germania e dirette in oriente: se ricordo bene da reminiscenze scolastiche l’oriente è ad est, o no? E la Calabria è più ad est della Sicilia, o no? Ed in Calabria c’è un porto (Gioia Tauro) che è classificato tra i più importanti del mondo ed il più grande d’Europa, o no ? E allora che senso avrebbe aumentare (non accorciare di cinque o sei giorni) le percorrenze delle merci imbarcandole in Sicilia? Su questa dichiarazione ufficiale d’intento di affossare il porto di Gioia Tauro a vantaggio dei porti siciliani c’è molto da riflettere, considerando gli attuali schieramenti politici e gli apporti in termini elettorali che i due schieramenti vantano nelle due regioni.
-Il professor Bruno Sergi, titolare della cattedra di Economia Internazionale della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Messina è uno dei fondatori del Comitato ‘Ponte Subito’ e interviene dall’European Trade Union Institute di Bruxelles.: “La portata economica del Ponte – dichiara il professore dell’ateneo Messinese - deve portarci a considerarlo come strumento di crescita di tutta l’area dello Stretto e del mezzogiorno, come vero e proprio volano con un ritorno economico, sociale, culturale e turistico che è a dir poco enorme e incalcolabile. L’indotto che il nostro territorio potrebbe avere non si ferma certo al Ponte in sé. Il ponte non deve necessariamente autofinanziarsi. Diventerebbe famoso e conosciuto nel mondo molto più della Tour Eiffel, molto più del Ponte di Brooklyn e del Tower Bridge londinese. Milioni di persone arriverebbero nello Stretto per visitare e fotografare il Ponte più grande e lungo del mondo, e con questa scusa scoprirebbero tutti gli altri tesori del territorio dello Stretto in primis, e di Calabria e Sicilia in secundis che dobbiamo essere altrettanto bravi a valorizzare. L’indotto che ne ricaveremmo sarebbe tale da garantire lavoro, benessere e ricchezza a questo territorio oggi economicamente depresso, che deve puntare sul turismo per rialzarsi. Inoltre – continua il professore Sergi - decine di migliaia di persone, da manovali a eccellenze di qualità, troverebbero lavoro facilmente in un periodo di crisi internazionale. E, oltre ai circa dodicimila operai che per sei anni lavoreranno alla costruzione dell’opera, altri due/tre mila tecnici specializzati (e nel posto ne abbiamo tante, di eccellenze sfornate dalle nostre università!) troverebbero un posto di lavoro nel territorio in cui sono nati a tempo indeterminato. Scusate se è poco”.-
Sul ritorno economico dell’opera a favore delle regioni interessate ho già detto la mia opinione e la ripeto: quasi zero se rapportato ai lati negativi. Che il ponte se costruito (speriamo di no) sarà famoso in tutto il mondo non ci sono dubbi; non credo invece che ci siano persone che vanno a Parigi esclusivamente a vedere la Torre Eiffel, oppure a Londra solo per vedere il Tower Bridge, o a New York per il Ponte di Brooklyn. Il ponte sullo stretto sarebbe inserito in percorsi turistici prevalentemente in crociere dove gli introiti derivanti andrebbero a finire nelle tasche delle società di navigazione. Bello il passaggio sull’occupazione: prima decine di migliaia di persone troveranno lavoro, poi le decine di migliaia diventano quindicimila tra operai e tecnici specializzati (una decina di migliaia, quindi). Il bello è che altri grandi propagandisti del ponte parlavano di 40.000 posti di lavoro (ma qui devono avere fatto marcia indietro quando si sono accorti che i conti non tornano: i costi della manodopera assorbirebbero quasi tutti i 6 miliardi spacciati per il costo del ponte e non rimarrebbero fondi per il materiale!) Ma i nostri disoccupati hanno le referenze necessarie per operare in cantieri del livello di cui si parla? I nostri ragazzi appena usciti da scuola pur se bravi e volenterosi saranno competitivi con i tecnici “veterani” provenienti dal resto d’Europa ed in possesso di esperienze documentate sulla materia? Chiaramente e logicamente no! Chi potrà imporre alle ditte costruttrici di assumere manodopera inesperta a fronte di altra con ben altri requisiti? Tra i tecnici qualificati di calabresi e siciliani ce ne saranno sicuramente, ci mancherebbe altro, ma le attuali norme non permetteranno discriminazioni sui cittadini europei, e probabilmente i soggetti privati fornitori dei capitali (stranieri) avanzeranno le loro (comprensibili) pretese in termini di impiego di loro operai, magari in esubero in altri cantieri nel mondo.
- Anche Massimiliano Ferrara, presidente del corso di laurea in Scienze economiche dell’Università ‘Mediterranea’ di Reggio Calabria, pro-rettore dell’Università per Stranieri ‘Dante Alighieri’ di Reggio Calabria e membro dell’Advisory Committee of the Indian Academy of Mathematics, sostiene fortemente la realizzazione della Grande Opera dello Stretto: “il Ponte – dice il professore - ha una grande ricettività turistica, e rappresenta un episodio unico e straordinario, quantitativamente e storicamente, dell’erogazione di spesa pubblica. E’ quello ‘shock’ economico che serve per dare linfa importante al territorio, che è chiamato a creare un indotto intorno alla realizzazione di questa grande opera. Certamente i tantissimi turisti attirati dal Ponte, non vengono a vedere il Ponte, fare una foto e andare subito via, anzi … il Ponte è un’attrazione moderna in un territorio dal grande background storico, artistico, monumentale e culturale. Quindi se i reggini e i messinesi sapranno valorizzare le grandi risorse turistiche del territorio delle due città e delle due Province, i turisti avranno modo di scoprire tutti quei favolosi tesori oggi semi-sconosciuti e poco valorizzati. Il Ponte fornirebbe al territorio dello Stretto quella svolta economica che serve a Reggio e Messina per crescere e svilupparsi. L'opera,unica nel suo genere,sarebbe un grande stimolo per l'area dello Stretto e rappresenterebbe una grande opportunità per tutti i settori, non solo per quello edilizio e turistico, ma anche per quello della formazione e dell’università. L’approccio del territorio – conclude il prof. Ferrara - dev’essere quello della progettualità, non quello della critica aprioristica. Le barricate, ideologiche e non solo, non servono a nulla e non fanno altro che posticipare il problema e prolungare i tempi per la realizzazione dell’opera”.
Ma è possibile che un territorio come l'antica Magna Grecia abbia bisogno di un mostro di ferro per essere visitato? Sono altre le iniziative che occorrono per rendere appetibile turisticamente il nostro territorio e occorre investire per valorizzare quello che già abbiamo: lo stretto di Messina, per esempio, è favoloso senza ponte!

I capoversi in corsivo compresi tra i trattini sono estratti da Strill.it

martedì 24 novembre 2009

Prescrizione breve e giustizia lenta


La politica, la magistratura, i giornali, tutti continuano a discutere dell'argomento "giustizia" basandosi sui numeri: il governo dichiara che la prescrizione breve interesserebbe solo l'1% dei processi, come se tale percentuale in Italia corrisponda ad un numero ad una cifra, e non a quattro o cinque; la magistratura ribatte che la percentuale è molto più alta, ed i giornali come al solito continuano a riportare le dichiarazioni di questo e quello senza minimamente ragionarci sopra. Su questo argomento nessuno di loro ha capito che per quanto minimo sia il numero di processi coinvolti nella prescrizione, per ognuno di questi oltre ad un imputato c'è sempre una parte offesa, che corrisponde quasi sempre ad uno o più esseri umani che attendono giustizia (quella vera, non quella tanto menzionata in questi giorni), che per la parte offesa di "quel processo" esiste solo "quel processo" e che "quel processo" molto spesso corrisponde al 100% dei processi che la coinvolgono. Personalmente ritengo la prescrizione un male necessario ma sempre un male, andrebbe rivisto il concetto da cui la stessa scaturisce e non i termini temporali, che invece andrebbero allungati. Per velocizzare la giustizia (la chiamano così ma giusta non è) occorrono più operatori e mezzi sanzionatori più efficaci, oltre ad una più attenta selezione degli operatori stessi. Occorre che gli operatori giudiziari che rallentano il corso dei processi per loro colpa siano sottoposti a sanzioni efficaci e pesanti, e che la procedura per determinare tale condizione sia snella ed immediata. Occorre eliminare tutti quei lacci e lacciuoli a cui si aggrappano i mariuoli ed i loro difensori per potere farla franca, rivedere i Codici e soprattutto evitare che chi un giorno si trova a fare il Pubblico Ministero possa poi passare a fare il Giudice, per garantire l'imparzialità del Giudicante. E parliamoci chiaro, occorre che non sia più permesso ad alcuno di coinvolgere l'opinione pubblica nelle sue beghe personali, destabilizzando il paese solo per risolvere i suoi guai. Non è che chi ricopre alte cariche dello Stato non deve essere processato...chi ricopre alte cariche dello Stato non deve commettere reati, piccoli o grandi che siano. ...e neanche averli commessi in precedenza.

sabato 21 novembre 2009

MARCHIONNE VOLTAGABBANA ED IL POPOLO BUE


Come dicevo in un post precedente, l’attendibilità degli organi d’informazione è praticamente uguale a zero, sia per la poca (o nulla) competenza specifica nelle varie materie, sia per la faziosità palese di quasi tutte le testate giornalistiche nazionali. Se all’inattendibilità dei giornali e telegiornali aggiungiamo quella dei vari personaggi protagonisti delle notizie, otteniamo un cocktail di falsità tale da ubriacare anche il più scafato lettore. E’ notizia di ieri che l’amministratore delegato di FIAT ha dichiarato che chiuderà alcuni stabilimenti in Italia: "Abbiamo in Italia sei stabilimenti - ha dichiarato Marchionne - e produciamo l’equivalente di quello che si realizza in una sola fabbrica in Brasile. Questo non ha nessuna logica industriale, riflette una realtà che non c’è più”. Evidentemente se ne è accorto solo ora, perchè qualche mese fa lo stesso Marchionne aveva garantito al Ministro Scajola (almeno a suo dire) che gli stabilimenti in Italia non erano a rischio chiusura. La cosa che mi preoccupa veramente non è che i politici ed i grandi manager continuano a propinarci tramite i giornali favole e barzellette (lo hanno sempre fatto), ma è che gli stessi giornali non fanno una piega quando si ritrovano a dovere divulgare il contrario di quanto hanno già pubblicato qualche tempo prima. Non c’è una nota, non dico un articolo, che evidenzi il fatto che Marchionne ai tempi della scalata alla Crysler (meno di un anno fa) garantiva che l’acquisizione della casa straniera non avrebbe influito negativamente sull’occupazione in Italia; non c’è nessuno che evidenzi che nonostante gli incentivi erogati a spese della comunità su richiesta proprio della FIAT pena la perdita di posti di lavoro, adesso il voltagabbana Marchionne intende licenziare a spron battuto. Dopo una dichiarazione come quella di ieri mi sarei aspettato una levata di scudi generale, da parte di sindacati, politici, organi d’informazione; ed invece, abbiamo il silenzio assoluto. La notizia viene lasciata decantare piano piano fino a quando sarà metabolizzata e non sarà più una notizia, sarà la normalità. Allora il voltagabbana Marchionne si siederà ad un tavolo con quelli che fino ad oggi gli hanno lasciato dire quello che voleva e fare l’esatto contrario (politici e sindacati), e contratterà un piano di salvataggio (l’ennesimo) dell’occupazione a carico della comunità ed a “scarico” della FIAT. Quando il piano sarà stato “concordato”, sarà trasmesso ai giornali che provvederanno a fare copia-incolla del comunicato e senza neanche controllarne i dati lo pubblicheranno con titoloni soddisfatti. Sono decine di anni che i padroni della FIAT continuano ad accumulare ricchezza nonostante contemporaneamente l’azienda sia in crisi cronica (dichiarata), e nessuno si preoccupa di andare a scavare nei conti di questi signori per controllare dove vanno a finire i soldi. Anzi, veramente dove vanno a finire ormai si sa, visto che i signori Agnelli sono stati capaci di avere l’arroganza di contendersi pubblicamente il denaro che hanno a suo tempo illegalmente portato all’estero. Sopporteremo ancora per molto?

domenica 15 novembre 2009

Il paradosso del giornalismo moderno


E’ purtroppo una costante: l’argomento del giorno viene ripreso continuamente perché l’opinione pubblica ne vuole sentire parlare, e questo aumenta l’audience per la TV e le vendite per i giornali; non ha nessuna importanza se parlandone (spesso a vanvera) si aumenta l’ignoranza, anziché la conoscenza del problema. Ma chi è che stabilisce quale deve essere l’argomento del giorno, o della settimana, o del mese? Accade spesso che si parli e si scriva per giorni di una certa notizia (cronaca, politica, attualità, sport), che poi ad un certo punto sulla stessa cali il silenzio senza che i dubbi siano stati risolti e che successivamente, con il silenzio degli organi d’informazione la voglia di sapere dell’opinione pubblica si spenga, magari anche perché distratta da un altro “scoop”. Gli organi d’informazione hanno un potere enorme sulle masse che se non gestito in modo corretto (farlo totalmente è cosa praticamente impossibile) apporta danni incalcolabili alla comunità a vantaggio dei pochi che veramente gestiscono le notizie: i grandi gruppi industriali ed i centri politici di potere. Per fare un esempio (fantasioso ma non tanto) prendiamo la crisi economica mondiale; i dati negativi che hanno sancito l’inizio della crisi sono numeri che qualcuno ha comunicato ai giornali e che hanno scatenato una reazione sui mercati tale da rendere il processo inarrestabile. Erano semplici numeri scritti su un pezzo di carta! Probabilmente il frutto di calcoli difficilissimi e (spero) fondati, ma sempre numeri; e se chi doveva comunicare i numeri (ammesso che dovesse assolutamente farlo) avesse comunicato numeri non rispondenti alla realtà? Chi è, tra noi semplici mortali, in grado di capire se i dati economici pubblicati ogni giorno sui giornali rispondono al vero? Nessuno, perché non ne abbiamo le conoscenze necessarie; ci dobbiamo perciò fidare di questi “giornalisti” che spesso riportano, chi per ignoranza della materia specifica e chi perché in malafede, quello che altri enti “qualificati” gli comunicano. Chi ha la mia età si ricorderà il periodo dell’ “AUSTERITY”, compreso tra il 1973 ed il 1974, quando si circolava a targhe alterne a causa della crisi petrolifera. La crisi era dovuta alla chiusura del Canale di Suez ed alla posizione dei paesi produttori di petrolio a causa della guerra del Kippur, ma tra i dati che venivano diffusi vi era quello dell’esaurimento certo dei giacimenti di petrolio sull’intero pianeta entro dieci anni; era una notizia che veniva riportata da tutti i giornali. Naturalmente la stima era fatta sulla base dei consumi del momento che erano irrisori se paragonati a quelli attuali; ebbene, se è vero come è vero che sono trascorsi trentacinque anni e che le attuali scorte sono stimate sufficienti per i prossimi cento anni e valutate sui consumi attuali, come si spiega tutto ciò? A qualcuno evidentemente in quel momento conveniva così. (Da dire però che in questo caso c’è stato qualcosa di positivo, perché la bufala ha stimolato la ricerca sulle fonti di energia alternativa e l’adozione di misure volte ad evitare sprechi di energia). Fatto sta che nessuno ha detto "allora abbiamo sbagliato" e che nessuno gli ha chiesto di farlo. Sulla sanità: ricordate la SARS, l’Influenza Aviaria, l’Encefalopatia Spongiforme Bovina (la famosa Mucca Pazza)? All’inizio avrebbero dovuto causare chissà quale enorme disastro mondiale, a sentire chi ci informava giornalmente; ma quanti decessi ci sono stati in Italia e nel mondo? Se ne è parlato fino a quando lo hanno stabilito i giornali; le malattie sono ancora presenti sul pianeta in misura pari a tante altre, e non è che siano diventate meno pericolose di prima; probabilmente in questo momento non c'è l'interesse (economico o politico) affinché se ne parli. Di ciò la maggior parte di noi non è cosciente e si fa indirizzare a sua insaputa verso questo o quell’argomento a discrezione di chi manovra l’informazione. E gli indirizzi non sono dettati solo per aumentare le vendite o l’audience: spesso la tale notizia (che molte volte si rivela successivamente una bufala) viene costruita ad arte per spostare
l’attenzione da altro o ancora peggio per favorire grandi gruppi economici. Sul virus A/H1N1 si è raggiunto un livello vergognoso: le problematiche derivanti dalla diffusione della malattia sono state ingigantite ad arte, i governi sono stati costretti ad acquisire enormi scorte di vaccino di cui ancora è dubbia anche l’efficacia (oltre che la relativa pericolosità) ed i giornali continuano a pubblicare notizie che non servono ad altro che a diffondere allarmismo e paura. In Italia in un anno muoiono (purtroppo) ben più di 365 persone per l’influenza “normale” che risulta fatale perché il paziente è affetto da altre patologie. Esistono decine di altre malattie (contagiose e non) che causano una media di due o più morti al giorno. Ma un organo d’informazione che non parli ogni giorno dell’influenza suina non sarebbe all’altezza degli altri. E poiché sulla materia non è che ci sia poi molto da dire senza ripetersi continuamente, ecco che occorre aggiornare il bollettino dei caduti, che è l’unica cosa che cambia giornalmente sia pure di uno o due individui, purtroppo e per fortuna. Comunicare in tempo reale il decesso di pazienti affetti da virus A/H1N1 non solo non ha alcuna utilità, ma è anche dannoso perché chi legge la notizia non lo fa con la lucidità necessaria a capire che il significato della stessa è l’esatto contrario di quello che appare: in realtà, se ci fermiamo un attimo a riflettere ci accorgiamo che il dato di uno o due morti al giorno per una patologia, quale che sia, è al di sotto dei valori medi riferiti a buona parte delle malattie mortali e anche non direttamente mortali; sarebbe palese a tutti se giornalmente venisse pubblicato l’elenco dei deceduti per tutte le malattie, ma in questo caso la notizia non sarebbe più tale. Siamo quindi giunti all’assurdo: nonostante l’inattendibilità dei giornali, non possiamo comunque fare a meno di leggerli, perché è da loro che dobbiamo acquisire i dati da elaborare per ottenere con i nostri mezzi (il ragionamento) la giusta (o almeno più equilibrata) valutazione della notizia.....se davvero di notizia si tratta.

domenica 8 novembre 2009

IL PROGETTO ESECUTIVO DEL PONTE SULLO STRETTO





COMITATO INTERMINISTERIALE PER LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA
Esito della seduta del 6 novembre 2009
Su proposta del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Comitato ha:
…..omissis…
determinato la 1^ quota annua del contributo in conto impianti di 1.300 milioni di euro a valere sulle risorse del Fondo Infrastrutture ai sensi dell’art.4 c.4quater del D.L. n. 78/2009 e preso atto della Relazione sulle attività svolte dal Commissario straordinario del Ponte sullo Stretto di Messina ai sensi del medesimo articolo……omissis…


E’ notizia di ieri che il CIPE ha approvato la spesa di 1,3 miliardi di euro per la progettazione del ponte sullo stretto di Messina. E io mi domando come si fa a continuare a sostenere tutto ed il contrario di tutto su questo argomento. Il CIPE è il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, e non può certo programmare l’economia dei privati; quindi i soldi stanziati sono pubblici. Ma fin qui poco male, perché non credo che sarebbe sostenibile pensare che i capitali impegnati possano essere interamente di investitori privati. Il bello è che con la delibera del CIPE si è dato il via alla “progettazione esecutiva del ponte”! Infatti il progetto esecutivo del ponte ancora non esiste, come è stato denunciato più volte. Ma in cosa consiste il progetto esecutivo?
Il progetto esecutivo rappresenta una delle fasi della progettazione nell'ambito dell'ingegneria civile, ed in particolare è la terza ed ultima delle fasi in cui è comunemente suddiviso un progetto e la sua stesura. Esso rappresenta l'ingegnerizzazione di tutti gli interventi previsti nelle precedenti fasi di progettazione in ogni particolare, rappresentando così la fase tecnicamente più definita dell'intera progettazione. Da esso risulta esclusa solo la progettazione del cantiere e delle relative opere provvisorie. Il progetto esecutivo è redatto sulla base delle direttive fornite dal progetto definitivo e si compone dei seguenti elementi:
* una relazione generale;
* le relazioni specialistiche;
* gli elaborati grafici, anche quelli relativi alle strutture, agli impianti ed alle opere di risanamento ambientale;
* i calcoli esecutivi delle strutture e degli impianti;
* i piani di manutenzione dell'opera nel suo complesso e nelle parti di cui è composto;
* i piani di sicurezza e coordinamento;
* il computo metrico estimativo definitivo ed il quadro economico;
* il cronoprogramma dei lavori;
* elenco dei prezzi unitari ed eventuali analisi;
* il quadro dell'incidenza di manodopera per le diverse categorie di cui si compone la lavorazione;
* lo schema di contratto ed un capitolato speciale d'appalto.
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.)


Vediamo quindi che tra gli elementi che devono essere definiti nel progetto esecutivo vi sono il computo metrico estimativo definitivo, il quadro economico, l’elenco dei prezzi unitari ed il cronoprogramma dei lavori. In definitiva, una valutazione reale dei tempi e dei costi. Ne deriva che fino ad oggi i nostri governanti ci hanno propinato balle, visto che i dati definitivi saranno sicuramente molto più corposi rispetto a quelli ipotizzati, ed avranno valore effettivo per il solo primo anno, calcolando gli altri 5 anni su proiezioni teoriche (basti pensare all’aumento del costo dell’acciaio negli ultimi cinque anni); senza contare che da conteggi sommari, il solo costo delle manodopera impegnata dichiarata (40.000 operai) per il tempo presunto (6 anni) dovrebbe assorbire circa il 70% del costo totale dell’opera di 6,1 miliardi di euro (costo sempre dichiarato fin dal 2002, sia chiaro) e non credo proprio che con il rimanente 30% si possa pagare il materiale. A questo punto dovremmo decidere se classificare i nostri attuali governanti come enormi incompetenti in materia oppure come immensi delinquenti consapevoli del disastro verso cui ci stanno portando. Fate voi, io la mia opinione ce l’ho. Quello che però più di tutto m’indispone, in questa faccenda, è il comportamento di certa stampa. Esistono da sempre due linee ben decise su quest’argomento, una favorevole ed una contraria alla costruzione del ponte; la differenza sta nel comportamento: mentre i favorevoli al ponte sostengono “a prescindere” la positività dell’opera senza minimamente analizzare i dati diffusi dal governo, i contrari supportano la loro opinione con dati alternativi, perizie, opinioni di tecnici qualificati e ragionamenti articolati. In definitiva ad “…il ponte si può fare e si deve fare perché lo diciamo noi…”, si contrappone “…il ponte è inutile e dannoso perché lo dice la logica secondo questi dati….”; più o meno, semplificando, è sempre stato così. La cosa che mi indispone, dicevo, è che quei giornali che fino ad oggi hanno incensato i dati del governo senza controllarli (come si è visto non è difficile avere dubbi su quei dati, anche non essendo un tecnico del settore) neanche adesso che viene fuori che non esiste un progetto esecutivo, fanno una piega. A questo punto non si può più parlare di opinione, perché l’opinione è qualcosa che viene fuori da un ragionamento, si suppone. Ritengo che sia più appropriato parlare di verità assoluta da accettare per fede (scrivo fede minuscolo, ma pensandoci bene la parola starebbe bene anche con l’iniziale maiuscola).

martedì 3 novembre 2009

SILVIO NON PUO'...


Viaggiamo a velocità supersonica verso livelli di assurdità mai visti in Italia e nel mondo. Avevo già, fra me e me, disapprovato il conferimento del premio Nobel per la pace a Barak Obama, non tanto per la persona, quanto perché non ha ancora avuto il tempo di meritarselo; l’ho considerato per quello che secondo me è: un incoraggiamento a fare bene da parte di alcuni, e nel progetto di altri un modo subdolo di legargli le mani su certi aspetti della politica estera USA; ve lo immaginate un Premio Nobel per la pace che dichiara guerra? Inconcepibile! Adesso dovrà aspettare (o fare in modo) che gliela dichiarino. Poi in questi giorni ho pensato che anni fa è stato conferito il Premio Nobel per la letteratura a Dario Fo; qualcuno avrà sostenuto la sua candidatura, in Italia, qualcuno che probabilmente parteciperà anche ai funerali di Alda Merini, la più grande poetessa italiana del 900 morta il 1 novembre scorso in condizione praticamente di povertà. Detto questo, oggi mi ribalto sulla sedia apprendendo che esiste un comitato istituito per candidare al Premio Nobel per la pace 2010 nientedimenoche……..lo volete sapere…..ve lo dico….tenetevi forte…SILVIO BERLUSCONI! L’ho detto! Giuro che mentre lo scrivevo ho avuto un leggero giramento di testa. Esiste un inno che sponsorizza il cavaliere, con un sito su internet e chissà quali risorse economiche pronte ad essere spese su questo obiettivo. Poiché ormai da tempo è chiaro che negli ambienti del PDL e dei simpatizzanti di Silvio non si muove foglia che Egli non voglia, non ci sono dubbi sul fatto che la sua è una AUTOCANDIDATURA, mascherata da movimento spontaneo. Ormai non c’è limite alla spudoratezza di questo signore che cerca in tutti i modi di acquisire titoli planetari per rafforzare il piedestallo su cui poggia. Adesso ci mancherebbe solo che il Premio Nobel gli fosse conferito veramente, così in caso di condanna penale il Grande Silvio nella sua ormai farneticante mente si potrà paragonare ai VERI GRANDI della storia, come Aung San Suu Kyi, Rigoberta Menchú Tum o Nelson Mandela, perseguitato per i principi che professa. Come inno per la candidatura di Berlosconi al Nobel preferisco questo: "Silvio non può". In questo post devo fare pubblica ammenda per avere più volte votato questo signore. PERDONATEMI, VI GIURO CHE NON LO FARO' PIU'!