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"passo la vita fuggendo dalla mia ignoranza"
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venerdì 29 gennaio 2010

Bertolaso ministro?


«Dopo quello che ha fatto all’Aquila, farlo ministro è il minimo che possiamo fare»; Berlusconi annuncia che intende riconoscere a Guido Bertolaso il ruolo decisivo avuto nell’intervento post-terremoto in Abruzzo. Niente di male, anzi. Sfruttare al meglio le professionalità è una dote da utilizzare più spesso, in tutti i campi. La cosa però stona un po’ per la sua collocazione temporale troppo vicina alla polemica scatenata da Bertolaso sui soccorsi ad Haiti. Hillary Clinton si è dichiarata profondamente ferita dalle dichiarazioni di Bertolaso, e l’ambasciatore USA è giunto a chiedere le sue dimissioni. Possibile che ad appena due giorni da un putiferio del genere il diplomatico Berlusconi commetta un errore simile? Fare arrabbiare nuovamente gli USA mi sembra la minima conseguenza possibile. A meno che….! Pensandoci meglio, mi viene in mente che con le sue dichiarazioni devastanti sui soccorsi ad Haiti in un certo senso Bertolaso ha anche implicitamente certificato la totale giustezza dell’intervento del governo in Abruzzo. Come dire: se l’ho detto ad Haiti, che c’era qualcosa che non andava, pensate che avrei avuto problemi a dirlo in Abruzzo? Ergo: in Abruzzo siamo stati eccezionali, sono tutti contenti e chi dice il contrario dice il falso, firmato Berlusconi e sottoscritto Bertolaso. Ma allora avrebbe dovuto dire: «Dopo quello che ha fatto ad Haiti, farlo ministro è il minimo che possiamo fare». Non ha detto così, ha detto L’Aquila, le mie sono solo fantasie.

La città è scocciata.


Ho il massimo rispetto e anche ammirazione per i giovani che cercano di farsi strada nella vita con intraprendenza. Ritengo il vecchio proverbio “se il giovane sapesse e il vecchio potesse” uno dei più azzeccati di tutti i tempi. Ho letto l’articolo su strill.it -Reggio: la Città-Fantasma fuori dal Palazzo dei Ministri- a firma Peppe Caridi, e mi sono incuriosito: sono voluto andare a vedere chi è questo giornalista che paragona il clima dei Fatti di Reggio del 1970 a quello della venuta del governo in città di questi giorni. Mi aspettavo di trovare un mio coetaneo, o addirittura uno più anziano di me, ed invece ho scoperto che si tratta di un giovanotto di 23 anni, sicuramente intelligente e capace, ma che come il giovane del proverbio “non sa”, con l’aggravante del fatto che, visto quello che scrive con sicurezza riferendosi a periodi in cui non era ancora nato, “non sa di non sapere”. È paradossale definire impaurita una città che si è ribellata (tutta) a certi penalizzanti atteggiamenti del governo di allora, erigendo barricate e in pratica combattendo in strada una battaglia persa in partenza (ma allora non si sapeva). Allora non c’era paura, c’era rabbia per il sopruso in atto. Dopo ulteriori azzardate considerazioni su un altro periodo che non ha vissuto personalmente, quello dell’ultima guerra di mafia, l’articolo del pur volenteroso Peppe Caridi finisce così: -“La gente, però, ha paura. Ha paura perchè immagina, ammesso che lo Stato ci riesca davvero, quanto ciò possa costare alla Città. Ma, in fondo, sa anche bene che non ci sono alternative: ecco come si spiega la Città Fantasma fuori dal Palazzo dei Ministri in questa triste, strana mattinata d'inverno.”- Questa città ha millenni di storia alle spalle in cui ha sempre combattuto contro qualcosa o qualcuno, dagli invasori del momento alle varie epidemie ed ha sempre affrontato con coraggio le avversità; certo, per avere coraggio bisogna prima avere paura, chi non ha paura non ha bisogno di essere coraggioso. E oggi come sempre la città non è impaurita! La città è preoccupata, perché sta avvenendo qualcosa che non comprende; è infastidita, perché sono venuti in città dei signori che rappresentano qualcosa che è assente da tempo immemorabile, e che con la loro venuta sono riusciti solo a bloccare per giorni le normali attività di sempre senza dire o fare qualcosa che non avrebbero potuto dire o fare da Roma. Quale forza dimostra un governo che si blinda in mezzo a centinaia di poliziotti e giunto in città si barrica dentro il palazzo della Prefettura a rilasciare dichiarazioni? In realtà l’effetto è quello contrario: l’immagine di uno stato che non può girare tranquillo a casa sua. Se qualcuno (pochi) si è impaurito a Reggio, è stato proprio a seguito di questa illuminata iniziativa del governo. Un vero forte messaggio sarebbe stato quello di vederli passeggiare in mezzo alla gente come fanno tranquillamente a Roma tutt’ora, basta guardare Striscia la Notizia per averne la prova; ma non si è potuto fare per “motivi di sicurezza”. Come se (qualora) la ‘ndrangheta volesse colpirli non possa provarci li. Ma non la ‘ndrangheta che posiziona nei posti sbagliati bombole del gas che non potranno mai esplodere, né quella che fa trovare petardi inesplosi, e neanche quella che per lanciare “messaggi mafiosi” usa macchine il cui possessore è facilmente rintracciabile. Io parlo della ‘ndrangheta che usa i bazooka ed i kalashnikov, l’esplosivo C4 ed il semtex, i telefoni satellitari ed i telecomandi per fare esplodere le bombe, quella radicata in tutta Italia e che ha ramificazioni in tutto il mondo. Adesso, andati via gli eroi di cartone, in trincea rimangono i veri combattenti di sempre: le forze dell’ordine, la magistratura, e i cittadini. La città non è impaurita, la città si è semplicemente rotta le scatole di essere considerata terra di conquista da parte di chiunque lo decida: mafiosi, politici, industriali, faccendieri, palazzinari, etc. etc., per questo a guardare arrivare ed andare via un pullman pieno di sagome di cartone non c’era nessuno. Chi ha la responsabilità di scrivere sui giornali, a maggior ragione se sul web, dovrebbe valutare più attentamente i riflessi che quanto scritto potrebbero avere sull'opinione pubblica del resto del paese, che legge senza avere la reale percezione di quanto avviene sul posto.

mercoledì 27 gennaio 2010

Campagna elettorale.


Siamo ormai in piena campagna elettorale per l’elezione del governatore della Calabria, e la città comincia ad essere tappezzata di manifesti di propaganda dei vari candidati, già consacrati tali o comunque in odore. Inutile dirlo, a Reggio Calabria come è logico che sia la faccia che più si vede in giro nei manifesti è quella dell’attuale Sindaco della città Giuseppe Scopelliti, candidato a governatore per il Popolo della Libertà. Peccato però che l’immagine del Sindaco spicchi proprio dappertutto, anche dove sarebbe meglio (per lui) che tale immagine non ci fosse per evitare pericolose associazioni d’idee che potrebbero produrre l’effetto contrario a quello (da lui) voluto. Il Viale Europa è una importante strada della città, che collega il centro storico con la periferia ed è lungo circa un chilometro e mezzo; tra l’altro è la strada che percorro ogni giorno sia quando esco che quando rientro a casa. Ed ho più volte pensato ironicamente di avere una macchina con le ruote di pietra, a causa del pessimo manto stradale che è ormai diventato una caratteristica specifica di questa strada. Le buche e i tombini infossati o sporgenti, i dislivelli causati dai vari rattoppamenti dell’asfalto, le pozzanghere (ma sarebbe più giusto chiamarle laghetti) che si creano appena piove nascondendo pericolosi tranelli per i motociclisti, sono diventati la normalità ormai da anni. I marciapiedi dissestati, la vegetazione dei terreni confinanti con i marciapiedi che invade addirittura lo spazio di transito dei pedoni, impedendo il passaggio e costringendo i passanti a scendere in strada per proseguire, gli alberelli piantati dall’amministrazione comunale (avranno anche avuto un costo) ormai rinsecchiti ed alcuni pericolanti, abitazioni fatiscenti e pericolanti che sono diventate deposito permanente di spazzatura detriti e rottami vari, un intero rione della città completamente trascurato da anni; oltre alle fotografie che allego a questo post, è possibile andare su Google Maps Street View, con le immagini scattate qualche anno fa, per vedere che anche allora la situazione era più o meno la stessa se si fa eccezione per la spazzatura che guarda caso era stata diligentemente raccolta in occasione delle riprese e per gli alberelli che ancora resistevano nonostante il menefreghismo di chi di dovere. Ecco che in questi giorni, non posso fare a meno di associare la situazione descritta (che è sotto gli occhi di tutti) al massimo amministratore di questa città, visto che (lui o chi per lui) ha ben pensato di esporre la sua immagine senza alcun ritegno proprio sul viale Europa. E pensare che uno dei suoi cavalli di battaglia quando si candidava a sindaco della città, era proprio una maggior attenzione alla periferia, che a suo dire era stata trascurata dalla precedente amministrazione. Adesso il suo slogan è : “È ora di cambiare, insieme si può”; e davanti al suo bel faccione c’è il risultato emblematico del cambiamento: un alberello rinsecchito che stenta a rimanere in vita.

domenica 24 gennaio 2010

Confusione mentale - 3


La cosa più grave di questa escalation di "corbellerie" snocciolate dai vari ministri del governo Berlusconi è che chiaramente essi pensano di avere a che fare con un popolo di deficenti. Non si può spiegare altrimenti l'ultima dichiarazione del ministro "alla confusione mentale" Brunetta, che propone di tagliare le pensioni di anzianità per dare 500 euro ai giovani. E sembra, almeno a quanto dice lui stesso, che il ministro Tremonti sia d'accordo. La maggioranza lo difende nel solito modo: «Contro le proposte di Brunetta si è levata un’assemblea di immobilisti e conservatori, di comunisti ideologici, verdi del no a tutto, sindacalisti desiderosi di mantenere una società ingessata» ha commentato il portavoce del PDL Capezzone. Il brutto vizio di classificare chi non la pensa come loro non se lo vogliono togliere. Come non si vogliono togliere il vizio di rimangiarsi quello che hanno appena detto: sulla legge per cacciare i giovani da casa a 18 anni, adesso Brunetta ha detto che "era una provocazione". La vera provocazione sono loro con i loro comportamenti offensivi verso l'intelligenza del popolo.

sabato 23 gennaio 2010

Confusione mentale - 2


Deve essere una malattia contaggiosa: ormai in Italia tutti pensano che un reato viene cancellato dal tempo, e c'è chi sta cercando quel tempo di ridurlo il più possibile. Naturalmente tutti quelli che hanno commesso i reati, non certo quelli che i reati li hanno subiti. È notizia di oggi che il Gup di Verona ha rinviato a giudizio 36 militanti leghisti con l'accusa di "banda armata con l'intento di pianificare la secessione". Ora, colpevoli o no lo dirà il processo che si terrà in seguito; quello che non si può tollerare è l'atteggiamento di un ministro della Repubblica Italiana, tale Luca Zaia, ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il quale in merito ha dichiarato:"La giustizia dovrebbe occuparsi di ben altro che di fatti accaduti in epoche ormai lontanissime. In realtà, al di là del paradosso di una complessa macchina giudiziaria impegnata per decenni in materie nebulose, va registrata ancora una volta la distanza tra quanto accade e quanto si attendono i cittadini"- e ancora - "Non credo vi siano evidenze reali a giustificare provvedimenti che riguardano fatti che sarebbero accaduti quando in Italia circolava ancora la lira e le tecnologie oggi in uso comune erano appena agli albori. Bisogna essere capaci finalmente di guardare avanti e di aiutare il Paese a uscire da questo clima". Scopriamo così che secondo il ministro della Repubblica Italiana Luca Zaia (naturalmente leghista) il reato di tradimento verso la Repubblica (progettare la secessione è tradimento, inutile chiamarlo in altro modo) è materia nebulosa e che i cittadini non si attendono che chi commette tale reato sia punito. Non so come qualificare poi il farneticante e disconnesso riferimento al periodo in cui circolava ancora la lira e le tecnologie erano agli albori. Se il ministro si occupa del suo ministero con la lucidità mentale che ha dimostrato con le sue affermazioni, direi che sarebbe il caso di distoglierlo e mandarlo a riordinarsi le idee.

Il PD calabrese: L'armata Brancaleone


Da sempre la storia ci insegna che le armate composte da mosaici di razze, oppure ideologie, o meglio ancora da mercenari, si sono sempre sfaldate alla prima occasione aldilà dei risultati ottenuti. Mi sorge il dubbio che i fautori del bipolarismo politico abbiano pensato proprio a questo, sperando rispettivamente che l’altra parte si sfaldasse analogamente ai grandi eserciti del passato. La situazione attuale è penosa, inutile negarlo, con una maggioranza che si tiene unita a forza di ricatti reciproci e la consapevolezza che comunque l’opposizione meglio non sta. Con un’opposizione ridicola che per anni ha fatto campagne elettorali basate sulle “biricchinate” del leader avversario e che ha cambiato continuamente leader nazionali e locali a fronte di un unico avversario negli ultimi 15 anni. Ma adesso, quando ormai l’esperienza dovrebbe avere insegnato non qualcosa, ma tutto, assistiamo all’apice dello sfascio totale: lo spettacolo vergognoso che il Partito Democratico calabrese sta dando in questo giorni sta praticamente consegnando nelle mani del candidato della destra il prossimo governo regionale. Non è che la cosa sia un male a prescindere, anzi, ma la palese debolezza di una delle parti in lizza potrebbe causare l’infiltrazione di elementi diciamo “poco adatti” a rivestire cariche amministrative perché supportati da elettori interessati “economicamente” (o per altri motivi, e con un'opposizione come quella che a questo punto dovrebbe prospettarsi non c'è da stare allegri). Sembra il testo di un pezzo da “Zelig”: fino a qualche giorno fa il PD basava la sua campagna elettorale sulla democraticità delle primarie; successivamente, a seguito di una voce relativa ad un accordo con l’UDC secondo cui in cambio dell’alleanza il partito di Casini avrebbe addirittura ottenuto la candidatura alla presidenza, il PD sospende le primarie (come dire, a chi ha un po’ di cervello: la democrazia va bene ma eventualmente decido io); a seguito di ciò il presidente uscente Loiero si dissocia e minaccia di candidarsi da solo (come dire: il candidato devo essere io, perché sono talmente fedele al partito che se non mi candidate me ne vado); in risposta il PD si autoconvoca stigmatizzando il comportamento di Loiero, con un documento firmato da centinaia dirigenti (credo che siano giunti ad un migliaio, una volta negli eserciti c’erano più soldati che ufficiali ma ormai senza gradi nessuno combatte più); il giorno dopo esce un comunicato del vice presidente dell’assemblea regionale PD Pino Gentile, che si dissocia dal documento e chiede conto della firma messa a suo nome arbitrariamente, avanzando anche sospetti sull’autenticità di altre firme; ma ecco il colpo di scena: il dirigente del PD di Cittanova Pino Gentile risponde al suo omonimo, sempre sulla stampa, che la firma è la sua, e che non può pretendere di avere la titolarità del nome (in un partito serio un equivoco del genere si sarebbe risolto al proprio interno con una semplice telefonata mentre in un partito come l’attuale PD sono di moda le sceneggiate che si trasformano in farsa); per finire (ma solo fino ad oggi) la famosa assemblea degli autoconvocati, guarda caso, è stata rinviata a data da destinarsi con le solite motivazioni fumose. Risultato: addio primarie; ennesima figuraccia di fronte agli elettori; chiara immagine di scarsa coesione e pessimo coordinamento. Ma chi li vota a questi? A proposito, complimenti all'UDC che è in grado di spostare i suoi elettori come pecore da destra a sinistra in tutta Italia, garantendo accordi di tutti i tipi a seconda della convenienza. In Calabria è riuscita ad annullare la sinistra e probabilmente adesso farà l'alleanza con la destra. Sarà stata una cosa voluta?

giovedì 21 gennaio 2010

Novello Torquemada


C’è chi semina odio e chi l’odio se lo inventa. Rimango esterrefatto di fronte alle dichiarazioni di questo vescovo semi-sconosciuto che potrebbe tranquillamente fare parte della tristemente famosa “santa inquisizione” medievale (tra l'altro ha anche la faccia adatta). Il vescovo emerito di Grosseto monsignor Giacomo Babini, praticamente un teorico delle crociate e della catechizzazione forzata, dichiara: "Da un punto di vista dottrinale, non é sbagliato definire l' Islam e Maometto satanici, in quanto il programma é la conquista di Roma, e dunque allontanarci e dividerci da Dio" - "non dico che l' Islam sia il diavolo, cadremmo nel rischio di vederlo dappertutto. Ma senza dubbio, nell' Islam e in Maometto si nasconde il disegno del maligno, che é quello di separarci e dividerci da lui e da queso punto di vista é corretto definire l' Islam come satanico, come del resto il comunismo che disprezza la religione" - "La religione fondata da Maometto é violenta, punta alla vittoria e il suo é un finto dialogo. Credo che i cristiani debbano riscoprire lo spirito che portò alla storica battaglia di Lepanto, contro l'invasore islamico. Un altro nemico ideologico é il comunismo che per natura vuole sopraffare la religione e dunque non é pensabile che un cattolico sia comunista o ammicchi al suo nemico naturale. Cattolicesimo e comunismo sono antitetici ed opposti" - "nei paesi islamici assistiamo a incredibili incongruenze. Pochi se la spassano, costruiscono faraonici grattacieli e il popolo, la povera gente, muore di fame. I regimi islamici, come quelli comunisti, sono destinati ad implodere per le loro grandi contraddizoni interne" (BELLA QUESTA DEFINIZIONE, STAREBBE A PENNELLO ANCHE AL VATICANO) - "con l' Islam va usata teologicamente la mano forte ed una pacifica tolleranza zero, come per il comunismo. Anche da parte della Chiesa che si abbandona talvolta ad un buonismo suicida per cercare un dialogo impossibile e comunque infruttuoso che non porta da nessuna parte. La storia é questa e penso che siamo destinati ad avere carità e pazienza e portarceli appresso" - " io non cado negli eccessi di vedere satana dappertutto, ma d'altro canto, qualche vescovo ha ceduto su questo punto, dimenticandosi di Satana. Il maligno non é colui che puzza di zolfo soltanto, ma tutto quanto ci separa da Dio. Dunque, se Maometto é venuto a predicare questo, la separazione violenta da Cristo, ha un intento satanico, come del resto la dittatura marxista. Ma molti preti oggi fanno sociologia, dimenticandosi di predicare i novissimi. Se avessimo le idee chiare su questi temi, molti peccati in vita sarebbero evitati" - PRATICAMENTE UN PAZZO FANATICO.

mercoledì 20 gennaio 2010

Loro stanno con Silvio...io NO!


Dopo "silvioperilnobel", di cui ho già detto in altro post, ecco che con la stessa grafica esce sul web il nuovo sito di propaganda berlusconiana: www.iostoconsilvio.it, con propaggini locali su Facebook. Avrebbero potuto utilizzare un titolo che si prestasse meno a battute e battutine varie sulle avventure galanti (a pagamento) del premier. Anche a rischio di essere utilizzati per certificare con la vostra visita l’assenso all’iniziativa vi consiglio vivamente di andarlo a vedere: è un esempio unico di propaganda stile “setta religiosa americana” applicata alla politica; avete presenti i predicatori che accalappiano seguaci con quelle riunioni oceaniche, oppure con le prediche televisive, di cui ha fatto una meravigliosa caricatura Zelig con il personaggio di “Padre Donovan”? Andando a visitare il sito scopriamo subito che è il sito ufficiale de: “Il primo e più grande movimento civico spontaneo della storia d'Italia”. In italiano la parola spontaneo ha un significato diverso da quello che intende il premier, forse intendeva "spint-aneo". Poi scopriamo che è: “Il Primo Comitato Civico Italiano del Presidente". A questo punto a me è venuta la voglia di sapere perché un cittadino dovrebbe aderire a questo “movimento spontaneo”, e sono andato a vedere la pagina “perché sto con Silvio?”. Non so se ridere o piangere: la testata è composta da due fotografie affiancate; in una il pre...dicatore è in atteggiamento stile “padre Donovan”, probabilmente mentre sta affascinando i suoi seguaci che lo osannano, mentre nella seconda viene rappresentato il Papa mentre parla con Lui. Esatto, è il Papa a parlare con Lui, e non viceversa, in ossequio al dogma dell’infallibilità papale che viene sancita dal diretto collegamento del Pontefice con lo Spirito Santo. Non può essere il contrario, perché nella pagina non esiste un solo riferimento alla religione cattolica che possa fare pensare che la foto con il Papa abbia un significato diverso. E se avete qualche dubbio, sotto le fotografie vengono snocciolati i 10 comandamenti! Spettacolari i primi tre: 1 - Silvio Berlusconi è il più grande imprenditore e Presidente del Consiglio della storia d'Italia. 2 - Silvio Berlusconi merita di ricevere il Premio Nobel per la Pace, per tutto quello che ha fatto nel corso della sua vita. 3 - Silvio Berlusconi è un punto di riferimento. In pratica secondo gli “spontanei” promotori del sito, chi aderisce deve sposare senza se e senza ma i “dogmi” snocciolati nella pagina (sono “comandamenti”, non si discutono, si applicano). Mi sono fermato alla lettura delle varie pagine del sito e quindi non sono a conoscenza se dopo l’adesione occorra anche effettuare un sacrificio umano per consacrarsi a Lui definitivamente. Ma non capisco perché in Italia si deve votare “per Silvio” o “per Berlusconi” e non “per il PDL”. Un sito “iostoadestra” oppure “iostocolPDL” no, eh?

martedì 19 gennaio 2010

Bettino Craxi, latitante e martire.


Nauseanti! So di ripetermi ma non trovo parola diversa per definire la maggior parte degli organi d’informazione nazionali, che continuano imperterriti a stabilire qual'è l’argomento di cui parlare certamente manovrati dai loro padroni, palesi ed occulti. In questi giorni non si fa altro che parlare del decennale della scomparsa di Bettino Craxi, solo ed esclusivamente perché lo hanno stabilito i giornali e telegiornali, che riportano da almeno tre giorni (e chissà ancora per quanto tempo) la cronaca dettagliata minuto per minuto di tutto quello che si verifica in Italia ed all’estero sull’argomento. Stanno cercando di riabilitare un uomo che ha rifiutato di scontare la pena a cui era stato condannato da un Tribunale della Repubblica, con l’aggravante morale di non essere uno qualsiasi, ma un ex Presidente del Consiglio dei Ministri. Stanno cercando di riabilitare un uomo che ha ammesso di avere commesso il reato per cui è stato condannato (finanziamento illecito ai partiti) e che da “galantuomo” quale era non ha saputo fare di meglio, vistosi ormai perduto, che cercare di coinvolgere i suoi compagni di merende degli altri partiti. Stanno cercando di riabilitare un uomo che ha cercato di fare passare la teoria che un reato è meno grave se “è prassi comune commetterlo”, come se (ammesso che fosse una teoria fondata) in quel “comune” fossero inseriti tutti gli italiani nessuno escluso, anziché un’accozzaglia di delinquenti ben circoscritta. Stanno cercando di riabilitare un uomo che da latitante condannato ha chiesto di venire a curarsi in Italia “a patto che non fosse arrestato” (con l’umiltà di un qualsiasi cittadino, mi viene da dire ironicamente) ed al logico diniego della magistratura ha preferito restare latitante. Stanno cercando, infine, di fare passare il concetto che quest’uomo è una vittima della Giustizia; NON È COSI’! Quest’uomo è una vittima dei suoi compagni di merende (non meno ”galantuomini” di lui) che lo hanno sacrificato alla Giustizia per salvarsi il posteriore e potere continuare ad arricchirsi con i soldi della comunità. Non hanno alcuna importanza i suoi presunti meriti politici, non possono annullare il debito che quest’uomo ha ancora nei confronti del suo Paese; egli ha disconosciuto le leggi italiane due volte, non una: quando le ha violate consapevolmente commettendo i reati per cui è stato condannato, e quando non ha accettato la condanna scappando all’estero per non scontarla. Nessuno può pretendere a nome suo che lo Stato che egli ha disconosciuto più volte adesso lo riabiliti. Non c’è niente da sanare, caro Presidente Napolitano, ma una cosa esatta Lei l’ha detta: Craxi ha pagato “con una durezza senza eguali”; infatti tutti gli altri che hanno commesso gli stessi reati (perché allora si usava così) non hanno pagato, anzi molti sono ancora in giro e vengono spesso a discutere con Lei, magari sorseggiando un caffé, dei destini della nostra Nazione. Oggi 19 gennaio 2010, anziché commemorare la morte di un latitante, sarebbe meglio onorare alla grande l’anniversario della nascita di un Uomo con la U maiuscola, il giudice Paolo Borsellino, che se non fosse stato ucciso dalla mafia compirebbe 70 anni. VERGOGNA!

lunedì 18 gennaio 2010

Ministri biricchini


Alla cerimonia di commemorazione dei dieci anni dalla morte di Bettino Craxi svoltasi ad Hammamet, in Tunisia, erano presenti decine di uomini politici, compresi tre ministri della Repubblica Italiana che, ci hanno tenuto a precisare, si trovavano li a titolo personale. I ministri presenti erano Franco Frattini, Renato Brunetta e Maurizio Sacconi. Sul concetto di "titolo personale" in questi anni di "giullarismo politico" ci hanno marciato in tanti, ministri e parlamentari, stringendo la mano a delinquenti condannati, visitando latitanti ed adesso andando in un paese straniero a partecipare ad una commemorazione riguardante un uomo che ha rifiutato di farsi giudicare dal suo paese ed ha preferito morire in esilio volontario pur di non essere arrestato come un comune cittadino. Non voglio entrare nel merito dei motivi che hanno causato l'esilio volontario di Craxi, perchè egli stesso ha rinunciato a parlarne nel momento stesso in cui ha deciso di scappare all'estero; mi preme invece toccare l'argomento della rappresentatività delle cariche elettive. Come fa un ministro degli esteri in carica a recarsi in un paese straniero, partecipare ad una cerimonia a cui sono presenti anche esponenti del governo locale e dire che non rappresenta l'Italia, ma se stesso? Non credo sia possibile. Inoltre mi piacerebbe vedere il resoconto delle spese sostenute dai tre ministri in tale occasione (comprese le spese per scorta e protezione in loco) ed alla fine anche la prova che le stesse sono state pagate da loro e non dai contribuenti. Spero che qualcuno gliene chieda conto, ma non so perchè ho l'impressione che risulterà che prima o dopo la cerimonia i tre porc... pardon, ministri, hanno partecipato a qualche incontro (stavolta ufficiale) con il governo tunisino e pertanto... . E IO PAGO!

Confusione mentale


Il ministro alla "confusione mentale" Renato Brunetta ha auspicato una legge che "obblighi i nostri figli a diventare indipendenti". Tutti fuori casa a 18 anni per legge! Tralasciando lecite perplessità sull'opportunità di distoglierlo dal suo incarico di governo viste le continue dimostrazioni di "labirintite" mentale che da, vorrei sapere dal ministro se invece non ritiene più opportuno: vietare per legge la povertà, vietare per legge la disoccupazione, obbligare tutti per legge ad avere una casa, e soprattutto vietare, PER LEGGE, che gente che come lui vive fuori dal mondo possa accedere a qualsiasi incarico pubblico, elettivo o no.

mercoledì 13 gennaio 2010

CRISI SI, CRISI NO.




26 giugno 2009; Berlusconi in una conferenza stampa dichiara: "...dovremmo chiudere la bocca a tutti questi signori che parlano di crisi, magari perche' lo dicono i loro uffici studi, ma cosi' distruggono la fiducia dei cittadini dell'Europa e del mondo".
13 gennaio 2010; Berlusconi dichiara:«La crisi economica non consente la riduzione delle tasse». Ma insomma questa crisi economica c'è o non c'è? Povero Berlusconi,da quando ha iniziato a fare politica ha impiegato metà del tempo dei suoi interventi pubblici a smentire quello che aveva dichiarato o fatto precedentemente. Secondo me ormai neanche lui in persona riesce più a coordinare tutte le balle che racconta.

martedì 12 gennaio 2010

A Rosarno lo stato è assente, caro ministro "alla purezza della razza".


Quando le manifestazioni “spontanee” dei cittadini ottengono questi risultati, forse sarebbe meglio evitare di farle. Il video che ho “linkato” dimostra senza alcuna ombra di dubbio il clima di intimidazione che aleggia nell’aria a Rosarno (come in decine di altri paesi). Di mafia non si può parlare. La tesi sostenuta dal signore che “chiede” l’asportazione dello striscione potrebbe anche essere accettata: “un solo striscione ci rappresenta tutti”; se non fosse che alla richiesta di chiarimenti della giornalista viene esposto, a manifestazione finita, un altro striscione diverso da quello oggetto della diatriba, che dice tutt’altra cosa… per non parlare dei commenti che si sentono in sottofondo, di soddisfazione e rabbia verso i giornalisti che secondo i manifestanti diffamano il paese. E la ragazza che è chiaramente una leader del gruppo di studenti, che era presente ed ha partecipato alla discussione precedente nega decisamente. Non si può parlare di malinteso, il filmato parla chiaro. Siamo ancora lontani anni luce da quello che invece si vorrebbe far credere al resto d’Italia. I cittadini onesti di Rosarno sono la stragrande maggioranza, non c’è dubbio, ma la paura che aleggia nell’aria è tangibile, ed è frutto soprattutto dell’assordante assenza dello stato (si, con la s minuscola). Lo stato è ASSENTE checchè ne dica il ministro "alla purezza della razza" Roberto Maroni.

lunedì 11 gennaio 2010

FUORI I NERI DAL LAVORO NERO


È fatta! La crisi di Rosarno è risolta. Un migliaio o forse più di esseri umani è stato vessato e sfruttato per anni; dopo essere stato spremuto meglio delle arance che raccoglieva, adesso sarà cacciato dall’Italia. La legge italiana, che a parole punisce il lavoro nero, che a parole punisce la riduzione in schiavitù, che a parole punisce le violenze fisiche e psicologiche, non si preoccuperà di identificare chi per anni ha sfruttato queste persone, magari facendo in modo di costringere gli sfruttatori a corrispondere il dovuto agli sfruttati ed allo Stato stesso sotto forma di contributi non versati. Non si preoccuperà nemmeno (volete scommetterci?) di identificare e perseguire chi ha provocato la reazione degli immigrati sparandogli addosso con un'arma ad aria compressa. Via subito da Rosarno gli immigrati e appena possibile fuori anche dall’Italia, prima che a qualche magistrato (chiaramente “di sinistra”) venga l’idea di bloccare tutto per fare qualche domanda. Forse saranno identificati i “caporali”, ma gli “onesti” cittadini, proprietari dei fondi che producono le arance e le olive, quelli non li toccherà nessuno. Adesso la cittadinanza, che non si sente razzista ne’ xenofoba, visto che cappucci bianchi in giro non se ne sono visti, protesta contro l’etichetta che “i media vogliono appiccicarle”, il ministro della purezza della razza Roberto Maroni, che ha attribuito la responsabilità dei disordini alle autorità locali ed alla troppa tolleranza, farà espellere i clandestini e tutto tornerà a posto. Fatta eccezione per un piccolo particolare: chi provvederà a raccogliere le arance e le olive? Probabilmente ci penserà la ndrangheta a procurare nuova manodopera a basso prezzo, possibilmente stavolta comunitaria, dai paesi dell’est che hanno recentemente aderito all’Europa in modo tale da non avere problemi di permesso di soggiorno. Risolto così il problema del colore della pelle, ma non quello del lavoro, che sarà sempre nero. Lo stato? È presente, dice Maroni. A casa sua, forse.

sabato 9 gennaio 2010

"Lady ndrangheta" o "Bond girl"?



Continuo a non capire come possa essere che tutti gli organi d’informazione pubblichino pedissequamente le informazioni che ricevono dagli inquirenti senza neanche accennare ad un minimo di ragionamento sui dati. Sulle mie perplessità in merito ai mezzi usati dagli attentatori ho già detto in altro post. L’ultima notizia, che scaturisce dalla visione del video ripreso dalla telecamera posta sul marciapiede della Procura, è che si nota bene che a guidare lo scooter era una donna, a causa delle calzature e dei capelli lunghi. E su tutti i giornali appare in questi giorni il fotogramma che immortala il piede destro dell’attentatrice, che calza una scarpa di vernice con tacco alto. Una donna alla guida dello scooter per dare meno nell’occhio, dicono i vari “analisti” dei giornali, nazionali e non. Ora, mi domando come si possa pensare che una coppia su uno scooter alle 5 di mattina con una bombola del gas posta tra le gambe della guidatrice possa non dare nell’occhio. Mi domando inoltre se chiunque dei signori che ha accettato la tesi proposta al pubblico si metterebbe delle scarpe scomode in un caso analogo, donna o uomo che sia. Una terrorista, o mafiosa, che va a fare un attentato con le scarpe col tacco, è una balla da oscar planetario. Spettacolare o deprimente a vostra scelta poi, la definizione data dal giornalista di “Annozero” Sandro Ruotolo. Una “lady della ndrangheta”, ha definito la guidatrice dello scooter. Visto l’abbigliamento, io la definirei una “Bond girl della ndrangheta”. Bello poi il passaggio del video in cui si vede che l'attentatore accende la miccia sul motorino, praticamente tra le gambe della ragazza, e poi se la prende in braccio (la bombola con la miccia accesa) e la porta al portone sbagliato. Cerchiamo di essere seri: chi va a fare un attentato con le scarpe col tacco alto, molto probabilmente sa di non correre rischi. Se poi mi sbaglio, allora che cosa c’è da temere? Abbiamo a che fare con una manica di sprovveduti. Lanciano petardi, innescano bombole del gas che non scoppiano, portano i tacchi alti pur sapendo che potrebbero dover scappare a piedi: probabilmente il prossimo omicidio cercheranno di farlo a colpi di fionda.

mercoledì 6 gennaio 2010

Ponte o sbarramento?


Dai dati relativi al ponte sullo stretto risulta che l'impalcato dovrebbe essere posto a 75 metri sul livello del mare, con una flessione a 65 metri in caso di pieno carico. Ciò comporta l'impossibilità di transito per alcune tipologie di navi mercantili, dette di classe "Super Post Panamax", che hanno un'altezza di 75 metri; conseguenza di ciò sarà l'indebolimento della potenzialità del porto di Gioia Tauro che di fatto risulterà non conveniente a causa del tragitto necessario a raggiungerlo per le navi che non potranno attraversare lo Stretto di Messina e saranno costrette a circumnavigare la Sicilia. Riporto il testo integrale di un articolo pubblicato da Strill.it riguardante dichiarazioni del Presidente di Unioncamere Calabria in merito al ponte sullo stretto.


Unioncamere Calabria: "Ponte, un’altra beffa”

“Mediterraneo significa letteralmente “Centro del Mondo” - dice Fortunato Roberto Salerno Presidente di Unioncamere Calabria - ed è stato così per millenni, fin quando il colonialismo ha spostato l’attenzione economica sull’Oceano Atlantico. I popoli fenici, greci e romani, incrociavano nel Mediterraneo e per lo Stretto di Messina riconoscendolo e identificandolo come punto di incontro dei tre continenti conosciuti dalla geografia degli uomini di allora.”
“L’ascesa attuale delle potenze asiatiche Cinese e Indiana, sta prepotentemente concentrando gli interessi economici, finanziari e diplomatici nuovamente sul più vecchio dei sette mari – afferma Salerno - che vede nello Stretto di Messina il suo più antico punto di transito navale e nello Stretto di Suez, “la porta dell’Oriente sull’Europa”. I traffici marittimi hanno registrato nel 2009, “annus horribilis” per l’economia, una crescita del 7%, traffici che vedono i porti italiani quali quelli di Gioia Tauro, Genova e Napoli essere protagonisti primari.”
“Il porto di Gioia Tauro – continua Salerno - coinvolge quotidianamente un indotto pari a 4000 lavoratori calabresi imponendosi come primo Hub portuale d’Italia. Come è noto esso è in grado di ospitare le navi portacontainers più grandi del mondo, contribuendo cosi, allo sviluppo e al sostentamento della Regione Calabria in maniera incisiva. In questa ottica si vede nel potenziamento in atto dell’Autostrada Salerno Reggio Calabria il naturale supporto per continuare questa importante fase di crescita dell’economia calabrese tutta.”
“Partendo da questo scenario – conclude Salerno - la libera imprenditoria calabrese e chi la rappresenta e la protegge, non può vedere di buon auspicio l’avvio dei lavori per il ponte sullo stretto di Messina che con i suoi 65 metri di altezza andrà ad impedire alle navi di classe “Super Post Panamax”, alte 75, di potervi transitare. Inoltre, poichè il commercio marittimo mondiale è caratterizzato dal fenomeno del gigantismo navale, con la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina si provocherà l’inesorabile indebolimento e penalizzazione della leadership del porto, che tutti vorrebbero avere, cioè quello di Gioia Tauro, a favore di quello di Genova. Per questi motivi la costruzione del ponte si candida ad essere la più inutile e disastrosa opera per il sistema infrastrutturale siculo-calabrese e italiano tutto.”

(da www.strill.it)

martedì 5 gennaio 2010

BOMB...OLA ALLA PROCURA DI REGGIO CALABRIA



Domenica mattina, 3 gennaio 2010, alle ore 4,50, un ordigno composto da una bombola di gas innescata da esplosivo è esploso presso gli uffici giudiziari di Piazza Castello, a Reggio Calabria, provocando danni limitati a causa di un malfunzionamento nel congegno, di natura artigianale. Nessun dubbio che se la bomb…ola fosse esplosa avrebbe causato danni maggiori, e che avrebbe causato la morte di chiunque si fosse trovato nei paraggi, anche a causa delle schegge di metallo scagliate dall’esplosione. Molti dubbi, invece, sul fatto che se la bomb…ola fosse esplosa avrebbe causato il crollo del fabbricato; sono rarissimi i casi di esplosioni di bombole che abbiano causato il crollo di fabbricati ed anche in tali casi la bombola era collocata all’interno, non certo sulla strada. C’è un’altra nota stonata in tutta questa vicenda: la bomb…ola è stata collocata davanti al portone dell’ufficio del Giudice di Pace, e non davanti a quello della Procura, che è a fianco, le foto parlano chiaro; si vede benissimo il muro annerito sulla perpendicolare del portone dove è stata messa la bomb…ola; nonostante ciò gli organi d’informazione si ostinano a definire l’attentato “contro la Procura Generale”. Anche le dichiarazioni degli inquirenti vanno nella stessa direzione: la bomb…ola è stata messa alla Procura. Mi domando se, nel caso di attentati contro esercizi commerciali, qualcuno si è mai sognato di individuare come vittima il negozio a fianco a quello che è saltato in aria. Ma se è così, siamo a cavallo! Abbiamo a che fare con un’organizzazione criminale tanto determinata da non avere alcuno scrupolo ad attaccare gli organi dello Stato, talmente organizzata da avere enorme facilità a reperire una bomb…ola di gas, e soprattutto talmente professionale da programmare l’attentato nei minimi dettagli al punto di sbagliare porta presso cui mettere la bomb…ola. Dimenticavo, talmente professionale, inoltre, da costruire un ordigno estremamente sofisticato, così sofisticato da …fare cilecca. Un’armata brancaleone, praticamente. Magari fosse così! L’attentato di domenica mattina contro gli uffici giudiziari di Piazza Castello ha sicuramente una natura criminale di alto spessore, al di la della scarsa professionalità dimostrata dagli esecutori. Paradossalmente è servito a mettere sotto i riflettori la situazione di Reggio Calabria, ed avrà il risultato di provocare un’ulteriore reazione dello Stato, con arrivo di uomini e mezzi, sia delle forze di Polizia che della Magistratura, e con una (auspicabile) stretta nelle norme legislative; senza contare la reazione dei cittadini, che, al contrario di quanto sostengono alcuni organi d’informazione, sono indignati e non hanno paura a dichiararlo. Una cosa prevedibile, talmente prevedibile che mi domando come potessero pensare, i signori mafiosi, di ottenere qualcosa in questo modo. Ma forse loro non lo hanno mai pensato.

sabato 2 gennaio 2010

IL NUOVO INCIUCIO


Si apre il dialogo per le riforme, con la benedizione del Presidente della Repubblica. Con il dialogo si aprono tutta una serie di trattative sotto banco che dovrebbero, nell'intenzione dei dialoganti, sistemare tutte le faccende sospese di interesse comune (tra di loro) e non, tra cui per esempio i processi in corso che vedono imputato il premier. Ma non solo quello, perchè è chiaro che il vecchio detto "do ut des" sarà la parola d'ordine di questo "dialogo". Ci sarà una serie di scambi di favori e cortesie tra le righe di questo accordo che logicamente non dovranno essere percepiti dal popolo prima della stipula e possibilmente neanche dopo; tra l'altro, come ho detto, dovrà essere chiuso una volta per tutte l'argomento della processabilità del signor Silvio Berlusconi. In un modo o nell'altro. Per potere condividere una cosa del genere, l'attuale opposizione ha bisogno di una giustificazione importante da esibire alla propria base elettorale; qualcosa del tipo: --non potevamo fare altrimenti, perchè le riforme andavano fatte, questo era il male minore, e senza l'accordo sul berlusca non se ne faceva niente--. Guarda caso, a sancire la necessità di fare le riforme, proprio il 31 dicembre nel suo discorso di fine anno, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano! Chi potrà sostenere adesso, a sinistra, che le riforme non sono necessarie? Successivamente, seconda parte della sceneggiata, ci sarà tutta una serie di proposte assurde della maggioranza, immediatamente rimbeccate dall'opposizione, che serviranno a sviare l'attenzione dai veri argomenti ed a creare quel bottino di "vittorie" della sinistra utili da mettere sul bilancio finale di quanto ottenuto nella trattativa, per il pubblico. Alla fine diranno: --si, abbiamo dovuto cedere sul berlusca, ma abbiamo evitato che.....--! Ed hanno gia iniziato la pantomima: il ministro della funzione pubblica Renato Brunetta ha appena proposto la modifica dell'articolo 1 della Costituzione Italiana; "l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro" secondo lui non ha alcun significato. Naturalmente è subito insorta la sinistra, a difendere la memoria e le decisioni dei Padri fondatori. Adesso ci sarà qualche giorno di polemica, in modo da accumulare titoli sui giornali, e poi la cosa sarà messa da parte per potere essere utilizzata come bottino di guerra dall'opposizione al termine delle riforme. Poi verrà un'altra proposta "improponibile", probabilmente da qualcun altro, e così via. Alla fine verrà sfornata la pietanza che ci dovremo mangiare volenti o nolenti. Apriamo gli occhi, è già successo e gli attori principali sono gli stessi di allora.

venerdì 1 gennaio 2010

IL MONOLOGO DI PERICLE


Pericle, statista ed ammiraglio ateniese del V secolo a.c. fu l'uomo che realizzò pienamente la democrazia in Atene dandole un fondamento teorico ed un’applicazione pratica. Non a caso il termine di democrazia comparve per la prima volta nell'età che da Pericle prese il nome. Tucidide, storico e militare ateniese, nella sua opera “Guerra del Peloponneso” attribuisce a Pericle queste parole, note anche come “Monologo di Pericle”:

"Qui ad Atene noi facciamo così!
Il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi, e per questo è detto DEMOCRAZIA.
Le leggi qui assicurano una GIUSTIZIA UGUALE PER TUTTI nelle dispute private ma non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza, quando un cittadino si distingue esso sarà, a preferenza degli altri, chiamato a servire lo stato non come un atto di privilegio, ma come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
La libertà di cui godiamo si estende alla vita quotidiana, noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private.
Ma in nessun caso si occupa delle pubbliche faccende per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così! Ci è stato insegnato a rispettare i magistrati e c'è stato insegnato a rispettare le leggi, e di non dimenticare mai coloro che ricevono offesa; ci è stato insegnato a rispettare anche quelle leggi non scritte la cui sanzione risiede soltanto nell'universale sentimento di ciò che è giusto e di buon senso.
Un uomo che non si interessa allo stato non lo consideriamo innocuo ma un uomo inutile e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, tutti siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma che la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma io proclamo Atene scuola dell’Ellade perché ogni cittadino cresce maturando in se stesso la fiducia in se stesso e la prontezza a fronteggiare qualsiasi evenienza ed è per questo che la nostra città è aperta ed è per questo che noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così!
"

In realtà poco importa se queste parole sono attribuibili a Pericle o a qualcun altro; quello che importa è che sono state sicuramente scritte 2500 anni fa; e questi 2500 anni si sentono tutti. Mai da allora siamo stati così lontani da questi concetti come adesso.