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"passo la vita fuggendo dalla mia ignoranza"
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lunedì 31 gennaio 2011

Povera nostra lingua, KE disastro!

Ormai qualsiasi innovazione che in qualche modo cambi qualcosa nel nostro modo di vivere coinvolge tutti, dai giovanissimi agli anziani, i primi all'avanguardia ed addirittura spesso  autori o fautori dell'innovazione stessa, ed i secondi barricati in trincea ma sempre più  spesso costretti a cedere all'ambiente che li circonda. La tecnologia e i mezzi di comunicazione sempre più veloci impongono un sistema di scrittura al passo che spesso viene assimilato anche da chi con l'ambiente tecnologico non ha niente a che fare, su questo non c'è dubbio. La cosa secondo me importante (e non parlo in senso positivo) è che per i nostri giovani quello che è stato  creato per velocizzare la comunicazione, o semplificarla se volete, è diventato la regola. Ho visto su Facebook questo post che onestamente, al di là della tenerezza che ispira l'argomento, se considerato nella sua completezza dà veramente da pensare: la ragazza si rivolge ad un'amica che evidentemente le ha tolto il saluto, e si lamenta  del suo comportamento rammentandole di frequentare la "terSa" (non terZa) media e di non essere una bambina dell'asilo; fin qui niente di male, è un errore che potremmo  fare tutti, anche solo per la vicinanza dei tasti Z ed S. La mia (diciamo così) perplessità scaturisce dal commento successivo, dove un amico della ragazza la riprende sull'errore: "lei puo avere anke komportamenti da terza elementare ma tu skrivi da prima elementare....terza....si skrive kon la Z NN CON LA S..." e qui cado nello sconforto più profondo, perché mi rendo conto che per i nostri giovani è normale, anzi corretto, sostituire la C con la K (non solo CH, ma anche C), scrivere NON senza O e chissà quale altra immensa bruttura, mentre l'errore da correggere è una S al posto della Z, ma evidentemente solo perché le due lettere non si prestano ad essere sostituite da altre con questa nuova tecnica dissacrante (scusate il termine ma il concetto per me è quello). Che dire? Ke Dante c aiuti!!!!!

domenica 30 gennaio 2011

Lettera aperta ai sindacati dei trasporti calabresi

Ai segretari regionali di FILT/CGIL, FIT/CISL, UILT, UGL A.F., FASTFERROVIE ED ORSA
Ai componenti delle segreterie di FILT, FIT, UILT, UGL A.F., FASTFERROVIE ED ORSA

A tutti quelli che pensano di essere sindacalisti solo perché gironzolano per gli uffici ad "aggiustare" i compari.  (un ruolo non esclude l'altro)

Reggio Calabria, 30 gennaio 2011

Buongiorno. Sono PASQUALINO PLACANICA, un macchinista dell'ITR di Reggio Calabria, dovreste più o  meno conoscermi tutti, ma non ha importanza.
Vado subito al sodo, il fatto di dovere essere costretto a scrivere questa lettera mi indispone più dell'argomento stesso.
È dal 13 dicembre 2010  che la Direzione Regionale Calabria ha mandato in vigore i turni del Personale di Condotta con i tempi accessori ridotti illegalmente; non parlo di flessibilità non concordate, ma di vere e proprie riduzioni illegali e soprattutto ingiustificate dei tempi necessari per mettere  in servizio i mezzi di trazione.La responsabilità della sicurezza dei viaggiatori è affidata al Personale di Condotta dei treni, che ha il dovere di controllare il mezzo affidatogli secondo precise disposizioni tecniche; per effettuare tali controlli  necessita del tempo definito "tempi accessori" che per esigenze di produttività è stato a suo tempo già ridotto al minimo  dall'azienda, al punto che è sufficiente solo se dai controlli  non scaturisce alcuna anormalità; in caso contrario il treno matura sicuramente ritardo in partenza. Con l'ultima turnificazione i tempi già ridotti all'osso sono stati ulteriormente ridotti, stavolta addirittura senza che alcun testo ufficiale ne certifichi almeno sulla carta la liceità. Si tratta di modifiche alla normativa che non sarebbero state legali neanche se concordate con voi, che vi attribuite la titolarità di una rappresentanza che però non esercitate. È dal  13 dicembre, dicevo appunto; dalle notizie che girano sembra che intorno al 22 dicembre l'azienda abbia magnanimamente convocato una riunione in merito e che voi (segreterie regionali dei sindacati dei lavoratori di Trenitalia) abbiate chiesto un rinvio (sembra per le festività natalizie, ma i treni a Natale si effettuano lo stesso, e non li effettuano i distaccati con assenza giustificata da voi). Cari signori, su questa cosa non si sarebbe dovuta fare alcuna riunione: un sindacato vero, che esiste ed esercita le sue prerogative, non può abbassarsi a trattare ciò che interessa la sicurezza dell'esercizio e che è un diritto dei lavoratori: lo deve ESIGERE!!!!!!!. I turni andavano (vanno tutt'ora) normalizzati senza alcuna riunione che in qualche modo legittimasse la modifica fatta unilateralmente. Ma voi avete fatto di peggio; vi siete fatti convocare e poi avete chiesto il rinvio! Avete fatto in modo che l'azienda possa continuare con il suo comportamento arrogante e prevaricatore perché adesso la colpa è interamente vostra! Ed è vero, prima eravate assenti, adesso siete conniventi. I dirigenti aziendali tutto sommato fanno il loro lavoro e credetemi, con avversari come voi è una passeggiata. Come potete pensare di affrontare problematiche come l'occupazione ed il taglio dei treni se non siete capaci di gestire vittoriosamente una criticità del genere? Vi rendete conto che i lavoratori vi vedono solo in televisione (io cambio canale) quando fate le "manifestazioni temporizzate" per i media e poi in periodo di elezioni di RSU o Dopolavoro? Concludo: è passato più di un mese e mezzo dal 13 dicembre, e la situazione è ancora la stessa. Dalle ultime notizie sembra che siano in corso d'opera modifiche ai turni nel senso legale, ma fatico a pensare che ciò sia dovuto al vostro intervento; di solito quando fate qualcosa (ma da anni non se ne vede) lo sbandierate ai quattro venti per dimostrare di essere vivi. Fino ad ora la bandiera della dignità dei lavoratori è sostenuta da pochi macchinisti  che a proprio carico  e rischio ribadiscono con i fatti tutti i giorni (in servizio) quali sono i tempi previsti per la messa in servizio dei treni mentre molti di quelli che subiscono passivamente l'arroganza aziendale lo fanno anche perché pensano che in caso di contestazioni non avrebbero tutela. Spiegatemi, spiegate a tutti i lavoratori qual'è la funzione del sindacato all'interno del Gruppo FS, perché qui da noi non si capisce. ONESTAMENTE NON VEDO COSA POTRESTE DIRE, MA QUALORA TROVIATE QUALCHE ARGOMENTAZIONE NON VI ABBASSATE A RISPONDERE A ME, ELEVATEVI ANDANDO A RISOLVERE LE INFINITE PROBLEMATICHE CHE CI SONO (PASTI, ANTINFORTUNISTICA, VOC, LOGISTICA...) SOPRATTUTTO CERCANDO DI NON DELEGITTIMARE ULTERIORMENTE  LA RAPPRESENTANZA DEI LAVORATORI CON L'APATIA E IL PRESSAPOCHISMO CHE VI HANNO FINO AD ORA CONTRADDISTINTI.
Pasqualino Placanica

venerdì 28 gennaio 2011

Incendio senza fine: l'incredibile storia di Centralia


Centralia è (o meglio, era) un comune degli U.S.A., Contea di Columbia, Pennsylvania. Una piccola cittadina resa famosa (o famigerata) da una vicenda degna di un racconto  del terrore di Edgar Allan Poe. Era inizialmente una città di minatori, sorta ai primi dell'ottocento sopra un enorme giacimento di antracite (carbon fossile) puro al 95% (caratteristica della antracite è l'estrema durezza, cosa che in passato ne rendeva difficile l'estrazione, inoltre è di difficile accensione ed ancora più difficoltoso spegnimento). Il carbone venne estratto in quantitativi industriali fino alla fine del diciannovesimo secolo, quando l'attività di estrazione venne lentamente abbandonata; come in tutte le zone minerarie, rimasero nel sottosuolo  tutta una serie di pozzi abbandonati; la vita nella cittadina continuò, pur senza particolare sviluppo, come un normale piccolo centro abitato fino al 1962 quando successe l'imprevedibile a causa dell'avventatezza di alcuni abitanti (c'è chi dice che fossero addirittura dei vigili del fuoco) che ritennero utile smaltire dei rifiuti bruciandoli in uno dei pozzi abbandonati delle antiche miniere, usato come discarica illegale. La vena di antracite prese fuoco, e dopo alcuni vani tentativi di spegnimento fu lasciata ardere credendo che l'incendio si sarebbe estinto da solo. In realtà la combustione continuò nel sottosuolo, e dopo alcuni anni cominciarono i primi  problemi per la popolazione, con emissioni di fumo e gas, degrado della qualità dell'aria, e conseguenze sulla salute dei residenti. Nel 1979 (17 anni dopo) il problema si manifestò in tutta la sua imponenza e drammaticità quando il gestore di una pompa di benzina  notò  che la sonda inserita per misurare la quantità di benzina nelle cisterne  era calda e da un ulteriore controllo la temperatura risultò essere di circa 80 gradi centigradi!!!! L’incendio sotterraneo in tutti quegli anni aveva lentamente eroso dall’interno il sottosuolo e quindi compromesso le strade e le case. Nel 1981 un cratere largo un metro e profondo più di 40 si aprì improvvisamente sotto i piedi di un bambino (che si salvò) che giocava nel giardino della sua abitazione. Inutili furono tutti i successivi tentativi di estinguere l'incendio che ben presto manifestò i suoi effetti in superficie: ceneri, nuvole di fumo bianco ed acre, moria di alberi, scioglimento dell'asfalto con conseguente formazione di crepe sulle strade, voragini improvvise. La strada statale 61 che attraversava la città fu più volte distrutta e ricostruita fino al punto di deciderne l’interruzione e poi la deviazione. Il governo  americano intervenne nel 1984 stanziando 42 milioni di dollari per trasferire la popolazione ma, come spesso succede in casi di esodo forzato,  diverse famiglie decisero di restare. Nel 1992  l'intera città fu espropriata e nel 2002 le poste U.S.A. soppressero il CAP della ormai ex-città. Nel 1962 Centralia contava circa 2.000 abitanti, adesso sono rimasti una decina di irriducibili che continuano a sperare di potere un giorno riavere la loro città. Ma sembra che per autoestinguersi l'incendio ci metterà ancora da 250 a 1000 anni. Alla fine dovrebbe interessare un'area di circa 1600 ettari.
La storia di Centralia è forse la più emblematica, ma pochi sanno che nel mondo esistono decine di incendi giganteschi del genere, che si stanno sviluppando da anni e continueranno forse per secoli: --"In Cina ogni anno vanno in fumo 10-20 milioni di tonnellate di carbone", si legge in un rapporto dell'Arsc (Aerophotogrammetry & Remote Sensing Buereau of China Coal), ma secondo un rapporto di Glenn Stracher del East Georgia College (Usa), il valore è sottostimato di almeno 10 volte. Un ricercatore olandese, Paul van Dijk dell'International Institute for Geo-Information Science and Earth Observation, con una équipe ha studiato il caso degli incendi sotterranei cinesi e ha concluso che ogni anno gli incendi cinesi emettono nell'atmosfera 360 milioni di tonnellate di anidride carbonica, ovvero il 2 - 3 per cento delle emissioni globali di questo gas serra. Il fenomeno cinese è concentrato soprattutto nella parte settentrionale del territorio, dove vi è una fascia di depositi carboniferi lunga 5mila chilometri che si estende da est ad ovest e ampia 750 Km. E' stato calcolato che la quantità di carbone che brucia in questo modo ha un valore che si aggira attorno al miliardo di euro all'anno, superiore di almeno 5 volte quello esportato dal Paese. Anche in India, comunque il problema ha proporzioni gigantesche. Jharia Coalfield è una località a circa 250 Km a nord ovest di Calcutta. In quell'area si estrae carbone dal 1894, ma negli ultimi 15 anni un sessantina di incendi hanno bruciato 40 milioni di tonnellate di carbone. (fonte Repubblica.it)-- La dimensione reale del fenomeno sul pianeta è sconosciuta, o almeno non esistono dati ufficiali definitivi accessibili, certo è che anche solo calcolando le conseguenze (inquinamento e variazioni climatiche) derivanti dai casi conosciuti le previsioni sono catastrofiche, visto che a fronte della difficoltà  reale per lo spegnimento di incendi del genere non si ha notizia di iniziative qualificate volte a risolvere il problema da parte dei governi interessati, né della comunità mondiale. Si preferisce aspettare che gli incendi si autoestinguano, ma a quale costo?

giovedì 27 gennaio 2011

MA GOOGLE È RAZZISTA, O SOLO SMEMORATO?

foto by Malanova.it
Certo che da veramente nell'occhio (e non solo in quello) l'Home di Google del 27 gennaio 2011: per gli anniversari importanti ci sono spesso, ed anche in molti di quelli banali i loro doodle non sono mancati (a questo link la rassegna completa dei doodle dal 1998 ad oggi). Ma oggi, il GIORNO DELLA MEMORIA  Google è assente; sulle Home Page di tutte le versioni del mondo (sono andato a vedere anche quella di Israele) ignora uno degli anniversari più importanti della storia. A chi mi ha chiesto cosa ne penso, ho risposto ironicamente; è come un cane che si morde la coda: "se Google si è dimenticato non ha memoria, e se non ha memoria, che ne sa che oggi è il giorno di ciò che non ha?" Ma in realtà c'è poco da ironizzare.

lunedì 24 gennaio 2011

Perchè voto Massimo Canale Sindaco di Reggio Calabria

 (di Antonio Calabrò, scrittore e poeta)
 
Qualche tempo fa partecipai ad un convegno, organizzato da Giusva Branca e Raffaele Mortelliti per Strill.it, per la presentazione del libro “ A Milano comanda la ‘Ndrangheta”, di  Davide Carlucci e Giuseppe Caruso. La sala “Falcomatà” presso l’Università per Stranieri Dante Alighieri, era abbastanza affollata. Studenti, giornalisti, intellettuali, forze dell’ordine e della magistratura e, immancabilmente, politici locali. Dopo una interessantissima illustrazione delle tematiche del volume, sintetizzate egregiamente nel titolo, iniziò il dibattito e, come al solito, i primi a parlare furono i politici. La mia natura istintiva, riluttante ad ogni bla-bla vuoto di contenuto, spingeva ad andarmene; sono un appassionato delle parole, e vederle usare in modo strumentale, svuotate dai contenuti autentici, prive di sostanza, mi provoca un malessere quasi fisico. Acquistai il libro, mentre i “politici” da operetta continuavano a menare romanze cialtron- wagneriane (il grande impegno della nostra città contro il crimine- wow! -  Stiamo facendo il possibile per arginare il fenomeno delle cosche- riwow ! – Le misure prese del comune contro la ‘ndrangheta – ririwow !) e iniziai a sfogliarlo trattenendomi ancora qualche minuto in sala, con la voce dei perditempo in sottofondo. Proprio mentre stavo per infilarmi gli auricolari del mio Santo IPod un giovanotto distinto, dal viso serio e grave, senza alcun cedimento a quell’aria ridanciana e popolana che distingue gran parte dei politici attuali, con l’espressione appunto di chi è consapevole di essere nel bel mezzo di un disastro, si alzò per parlare. Io amo la solitudine, non conduco vita sociale attiva, non partecipo alle vicende locali, mi informo poco su quello che avviene nella mia città rispetto alla quale ho un sentimento cinico e depresso di odio-amore. È una mia colpa grave, altrimenti avrei dovuto sapere in anticipo ciò che sarebbe avvenuto. Il giovane,dotato della micidiale arma della razionalità, del dubbio e della voglia di verità, iniziò a parlare pacatamente: ma che parole !In alcuni casi è stupendo usare la metafora dell’alzo zero: senza girare attorno, senza iperboli e parabole, senza retorica inutile, in modo diretto ed immediato, quel distinto giovanotto confutò tutte le ciarle raccontate fino ad allora; descrisse il sistema di potere cittadino, aiutandosi con un paio di esempi; mise in ridicolo alcuni episodi precedentemente richiamati; ridiede, con quel breve discorso, dignità, voglia di lottare, onore, intelligenza, coraggio e generosità a tutti noi reggini. Quel giovanotto era Massimo Canale. Non sto a raccontarvi la baraonda che accadde subito dopo. 
 Punti nel vivo, gli stoici difensori del nulla-fatto-politica  usarono tutte le frecce nel loro arco per contrastare la verità conclamata. Devono avere un manuale multiuso, questi politicanti azzeccagarbugli: interrompere, sbraitare, professare comunanze d’intenti, offendere, fingere d’indignarsi. Fatto sta che l’evento si trasformò in rissa verbale ed accesa, al punto che in seguito il Magnifico Rettore della Dante Alighieri negò l’accesso alla sala ai convegni organizzati da Strill.it. Anche io, devo dire, non mi trattenni dall’intervenire nella giostra, e domandai se per caso non era più logico considerare la ‘Ndrangheta, più che una istituzione autonoma, come un ingranaggio componente un intero sistema di potere, funzionale a quel sistema, necessario, direi, a quel potere.Rimasi ad osservare il Paraponziponzipò successivo; ed ancora mi colpì la solitudine di Massimo Canale, per niente arrendevole rispetto alle mani protese dagli altri. Non finì  come finiscono gran parte delle finte diatribe del teatrino politico, cioè mangiando tarallucci e bevendo vino di Pellaro. Terminò invece per scadenza del tempo (si erano fatte le otto di sera) e con Massimo Canale che, quasi sorretto dalla sua valigetta stoica, salutò brevemente, senza i luminosi sorrisi necessari al consenso, e se ne andò solitario, lungo una via bagnata da pioggia insistente. Non aveva l’ombrello.La solitudine della verità, in questa valle di menzogne. 
Allora iniziai ad interessarmi a lui; mi fu presentato da Demetrio Delfino politico per il quale posso dire senza timore “una brava persona”.  La presentazione fu breve e stringata;  ne ricevetti ( a conferma) l’impressione che il Canale è persona che bada all’essenza. Ho letto il suo programma, le sue idee;  seguo le sue attività ; vedo chi sono le persone del suo entourage; soprattutto percepisco la sua profonda onestà intellettuale ed il suo rigore. Dopo questi lunghi anni di profonda decadenza della mia città, che si è tentato di trasformare in una filiale ridanciana, volgare e deficiente del mondo perverso degli spettacolini televisivi (pensare che il pregiudicato per spaccio di cocaina Lele Mora abbia avuto centinaia di migliaia di euro dal mio Municipio per far trotterellare le sue meretrici sulla Nostra Via Marina mi provoca un travaso di bile), dopo il massacro mediatico, politico e sociale subito dalla mia parte politica negli ultimi decenni, ho finalmente ritrovato quella espressione GRAVE, RESPONSABILE, ONESTA, che non vedevo in un politico dai tempi di Berlinguer. Quella espressione è stampata nel viso di Massimo Canale. Oggi si è toccato il fondo, in Italia. Scampoli di umanità si aggirano per vicoli bui come gatti neri e affamati, cercando una via d’uscita all’idiozia, contorno efficace del MALE imperante. Come nel romanzo di James F. Cooper, una intera tribù è stata sterminata. L’intera classe politica seria non esiste più. Ballano il waca-waca in tv, parlano come carrettieri, gonfi di boria e di prosopopea, distanti dalla gente, distanti dai problemi, senza alcuna idea che non sia quella di arricchirsi. Ma, in questo squallore, in questa guerra senza esclusione di colpi, ho trovato il mio Ultimo dei Mohicani: è Massimo Canale.  Gli affiderò volentieri il mio voto, convinto di non sprecarlo, ed anche se perderò so che non sarà un voto sprecato; nulla si perde nel  battersi per una speranza, per una idea giusta, per la lealtà, l’onestà e la concordia.  Le medicine giuste per ridare lustro alla mia povera  e derelitta città.PS. Ho scritto sull’onda di un ragionamento che mi frulla in testa da tempo. Non ho altre motivazioni. Non ho pretese, non voglio nulla, non ho debiti, non cerco posti di lavoro, né nient’altro. Detesto i ruffiani, la fedeltà incondizionata, le persone senza dubbi. Ho scritto, in parole povere, col cuore in mano. Ci credo.--

 E CI CREDO ANCHE IO!!!!!!!!

domenica 16 gennaio 2011

In cerca delle proprie radici.


Questa signora si chiama Giovanna Bruzzaniti, è nata a Locri (Reggio Calabria) ha 71 anni e vive a Pforzheim, in Germania, dove ha una famiglia che le vuole bene. Non ha avuto un’infanzia ideale, rifiutata dai genitori biologici, cresciuta in orfanotrofio e poi adottata da una famiglia del posto, che comunque le ha dato la possibilità di crescere e sposarsi, avere dei figli. Nel corso degli anni ha cercato più volte di contattare i suoi genitori biologici senza fortuna. Il suo desiderio è quello di sapere se esistono suoi fratelli naturali e conoscerli, ma non ha la possibilità di fare indagini per mancanza di documentazioni. Si è rivolta al web, aprendo una pagina su Facebook (sicuramente aiutata dai suoi figli e nipoti) e contattando chi secondo lei potrebbe aiutarla nella ricerca. Mi sembra  una causa  meritevole di attenzione. Ecco il testo integrale dell’appello della signora Bruzzaniti:

“Sono nata all´ospedale di Locri il 24.08.1939 da una relazione extra coniugale e da una mamma che non voleva che si sapesse il suo nome. Sono stata portata al brefotrofio di Locri che dopo 3 mesi mi affidarono alla famiglia Fuda domenico e Carà caterina, dove vissi fino all`età di 20 anni insieme ai 2 fratelli figli di questa coppia perchè non fui piu` ripresa da nessuno. La mamma a cui sono stata affidata mi portava spesso a farmi vedere mia mamma che lavorava al comune di Locri, ma mi rinnegava sempre. Il mio papà era nominato il “segretario”. Lui era quello che portava i soldi per i bambini al Brefatrofi di Gioiosa Jonica. Mi ricordo solo un nome LEONE o qualcosa del genere Un giorno quando io avevo l`età piu o meno di 6 anni ricordo che mi chiese se volevo andare ad abitare con lui. Ma io ero troppo piccola per capire. Quando mi sposai ebbi una bimba. Quando questa aveva ca. 2 anni decisi di riprovare a ricercare i miei genitori. Bussai alla porta di mio padre ma lui mi rinnegò. C`era pure un giovane a cui chiesi se in casa ci sia papà. Credo che sia stato mio fratello. Lo stesso giorno andai al comune a trovare questa mamma. Ma questa volta mi invitò ad andare in bagno. Ma io non capendo rifiutai. Siccome i miei genitori affidatari erano analfabeti non ce un documento in cui sia scritto un nome da cui poter incominciare a cercare. I miei fratelli con cui sono cresciuta li ho rivisti 1 anno fa dopo 50 anni. Vorrei adesso sapere se ho dei fratelli giusti da entrambi i lati. Sarebbe il mio piu grande desiderio credendo che i miei genitori sicuramente non esistano piu`. Allego una mia foto da giovane, perche mi dicevano che assomigliavo tanto alla mia vera mamma”.
Chiunque pensi di potere dare indicazioni alla signora Bruzzaniti può contattarla sulla pagina di  Facebook  o tramite questo  sito web.

La crisi del Porto di Gioia Tauro

Il porto di Gioia Tauro è in profonda crisi: dalle 19 di sabato 8 gennaio 2011, per 30 ore è stato praticamente fermo; nessuna nave è entrata né uscita, e non era mai successo. Era il porto più importante del Mar Mediterraneo per il transhipment (trasbordo delle merci da una nave all’altra), con 3 mila occupati compreso l’indotto, ma per il secondo anno consecutivo la società che gestisce i traffici, la CONTSHIP, chiude il bilancio in passivo (per quest’anno quasi 6 milioni di euro secondo i primi dati ufficiosi). A questo punto la chiusura o un drastico ridimensionamento non sono più concetti campati in aria, purtroppo. Le cause: la crisi economica internazionale, il calo dei traffici marittimi, la concorrenza dei porti nordafricani. Eppure i sei lavoratori portuali che esattamente un anno fa salirono per protesta su una gru della banchina lanciarono un chiaro grido di allarme, chiedendo un intervento decisivo al Governo e alla Regione Calabria; ma non è successo praticamente niente, se non chiacchiere. A settembre 2010 con la firma di un mega-accordo tra Regione, Gruppo F.S., ministri dello Sviluppo economico e dei Trasporti, l’operazione rilancio sembrava cosa fatta: un investimento di 459 milioni di euro per collegare il porto alla ferrovia (il gateway) e realizzare un “distretto logistico con grandi operatori nazionali e internazionali”; il tutto con grandi proclami e dichiarazioni soddisfatte dei vari attori. A quattro  mesi dalla stipula, la firma è rimasta tale, mentre sembra sempre più  credibile l’ipotesi che si sia trattato dell’ennesimo bluff sulle spalle  dei lavoratori. Non c’è traccia di interventi di alcun tipo, neanche  quelli più semplici, che costerebbero pochi milioni di euro e servirebbero a dare ossigeno allo  scalo. Non c’è traccia di interessamento del Gruppo F.S. se non nei proclami dei politici e nella firma dell’accordo che, come detto, è rimasta una semplice firma. È chiaro che in queste condizioni il porto di Gioia Tauro è destinato a deperire lentamente fino al totale annullamento, mentre i porti del Nord Africa si sviluppano grazie al dumping che applicano rispetto ai nostri porti, e soprattutto grazie alle iniziative lungimiranti dei governanti dei paesi interessati. Per il porto di Tangeri, in Marocco, è stata già realizzata la zona franca, mentre da noi se ne parla soltanto; anche la richiesta di trasformare il porto da scalo di primo livello concentrato quasi esclusivamente sul transhipment in punto d’approdo dedito anche al normale import-export non viene neanche presa in considerazione. Al momento solo il 2% dei circa 2,8 milioni di Teu (unità di misura dei container) movimentati risulta essere traffico classico di import-export. L’unico provvedimento urgente attuato tra quelli richiesti un anno fa è la diminuzione delle tasse di ancoraggio, mentre sono state ignorate la richiesta di defiscalizzazione del 45% dei contributi previdenziali e di abbattimento delle accise sul gasolio usato per la movimentazione delle merci. In questo modo tutto il peso economico della crisi è stato caricato sull’economia portuale, senza alcun coinvolgimento delle casse  governative. L’autorità portuale, per cercare di rimanere competitiva  con i due grandi porti concorrenti (Tangeri e Porto Said) ha diminuito le tasse sugli approdi, ma per poterlo fare rispettando le norme vigenti in materia ha dovuto tagliare altre voci di bilancio; e naturalmente di investimenti neanche a parlarne. Adesso il limone è spremuto, e le prospettive come detto non sono rosee. Eppure probabilmente  basterebbe un po’  di attenzione “vera” per trovare (ed applicare) soluzioni temporanee che permetterebbero allo scalo di continuare a vivere in attesa di tempi migliori. Una proposta da valutare, per esempio, potrebbe essere quella di utilizzare il porto di Gioia Tauro per imbarcare il traffico di mezzi su gomma pesanti diretti  in Sicilia e viceversa, senza contare che si potrebbe anche trovare il modo di creare un collegamento veloce per il servizio passeggeri alleggerendo tra l’altro anche l’A3 e Villa San Giovanni che in determinati periodi dell’anno sono praticamente  al collasso.  Il governo italiano? I due ministri competenti (Trasporti e Sviluppo economico) affermano che non ci sono fondi, investendo il ministro dell’Economia del problema, come d'altronde stanno facendo ogni giorno tutti i ministri relativamente alle proprie competenze. Forse i soldi ci sarebbero, se invece di correre dietro a progetti megagalattici ed inutili, se non dannosi, si pensasse a sopperire alle problematiche reali. Ma a fronte della crisi di una struttura del genere, che per anni  è  stata il fiore all’occhiello del nostro Paese, può ancora essere credibile chi millanta investimenti al sud promettendo sviluppo e benessere, quando non si riesce neanche a mantenere in vita quello che già c’è? 

sabato 15 gennaio 2011

Il ministro per la semplificazione..della vita ai delinquenti!

Il provvedimento "taglia-leggi" del "ministro per la semplificazione della vita ai delinquenti" Roberto Calderoli ha praticamente cancellato la legge 263 del 62 che puniva le adulterazioni alimentari. A seguito di ciò il pm Raffaele Guariniello, a Torino, è stato costretto a bloccare alcune sue inchieste su casi di adulterazione come, per esempio, quella sulle «mozzarelle blu», e come lui anche altri Magistrati in tutta Italia impegnati in inchieste su casi simili. L’iter che ha portato all’abrogazione della legge  "Disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari" scaturisce dal provvedimento voluto e studiato da Calderoli che ha cancellato indiscriminatamente le norme risalenti a prima del 1970. Per evitare che finissero al macero delle leggi di cui si riteneva "indispensabile la permanenza in vigore" il decreto 179/2009 prevedeva che entro un anno venissero corretti "eventuali errori e omissioni" individuando un elenco di leggi da salvare: per oscuri motivi la 263/62 non vi compare e quindi deve essere considerata abrogata a partire dall’11 dicembre 2010. Fino a poco tempo fa il pm Guariniello ha continuato a indagare su "mozzarelle blu" e altri fenomeni analoghi grazie a una sentenza della Cassazione del 31 marzo 2010 che, analizzando le varie norme in merito, stabiliva che la 263/62 restava in vigore fino a dicembre. Adesso il termine è scaduto e anche se la legge venisse rispolverata i processi  attualmente in corso si concluderanno con delle assoluzioni in base al principio giuridico che devono essere applicate le norme più favorevoli agli imputati.  Un grosso danno è già stato fatto, quindi. Guariniello ha contattato il Ministro della salute Ferruccio Fazio per sollecitare dei provvedimenti che salvino le indagini e per prendere tempo  ha sospeso la procedura verso il rinvio a giudizio per due casi, scoperti a Torino, di messa in commercio di pesce adulterato.
Da fonte ANSA, sembra che  un primo caso di assoluzione si sia già verificato lo scorso 21 dicembre in un tribunale dell’Italia del Sud. Imputato era il gestore di un esercizio commerciale; il suo avvocato ha sollevato la questione e il giudice lo ha assolto "perchè il fatto non è più previsto dalla legge come reato". In pratica non si tratta di una depenalizzazione, ma di un'abrogazione vera e propria, con la conseguenza che adesso commettere nefandezze del genere del "vino al metanolo" non è più vietato dalla legge. Rappresentanti del PD, con il tempismo che li contraddistingue ormai da tempo, presenteranno un emendamento al decreto milleproroghe. Naturalmente non potevano intervenire prima, magari mentre veniva stilato l'elenco delle leggi da non abrogare, erano troppo impegnati (loro come tutti gli altri) a verificare le frequentazioni del premier ed a farsi la guerra tra di loro.

MIRAFIORI: anche se non sembra, ha vinto il SINDACATO!!

A Mirafiori ha vinto il SI con il 54% dei voti, e tutti si fermano a questa considerazione: una  vittoria! Ma di chi? Per fortuna non è proprio come sembra, non ha vinto l'arroganza di Marchionne e della classe dirigente nazionale. Ha vinto il Sindacato, quello vero, quello che si è schierato con i lavoratori, che ha rifiutato di scendere a  compromessi sotto ricatto. La FIOM da sola ha preso il 46% dei voti,  la dirigenza FIAT, tutti gli altri sindacati, con l'aiuto del governo e dei vari centri di potere occulti e non, con annessi ricatti più o meno velati, hanno ottenuto il 56%! Alla minaccia di SERRATA del padrone i lavoratori hanno reagito in massa. Questo è il vero dato importante. Il 46% dei lavoratori di Mirafiori adesso si aspetta di essere rappresentato dal Sindacato che ha portato avanti la battaglia fino alla fine. La FIOM deve restare in azienda; sarebbe bello che alla prossima campagna di tesseramento quel 46% aderisse in massa al Sindacato. Il contratto appena ratificato è solo una battaglia, la prima di una guerra che purtroppo i lavoratori (non solo nella FIAT) si troveranno a dover combattere per molto tempo; Marchionne è un bluff immenso, non ha la bacchetta magica, a breve si troverà a  dover/voler  chiedere di più. Necessita un Sindacato forte, e la FIOM può essere questo Sindacato, se solo lo vuole. Può trasformare questa apparente sconfitta in una vittoria storica.