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venerdì 27 gennaio 2012

“Il coraggio uno non se lo può dare” (A. Manzoni)

Per essere coraggiosi bisogna prima aver paura, poi vincerla e quindi agire. Se non si ha paura non c'è bisogno di essere coraggiosi. Per vincere la paura ci vuole, oltre alla predisposizione mentale, anche TEMPO. Si, tempo: istanti, minuti, ore, o giorni. E chi si è già dimostrato coraggioso non lo sarà in ogni occasione. C’è chi ha paura di un topolino e poi fronteggerebbe un toro infuriato; chi affronta situazioni estreme con efficienza e poi si blocca nel momento in cui nella stessa situazione è coinvolto un familiare. Solo esempi, naturalmente, ma come questi se ne potrebbero fare tanti altri. Nessuno di noi è immune da questo aspetto: chi crede di essere “assolutamente” coraggioso prima o poi nella vita avrà modo di scoprire che non è mai così. Non credo che restare calmi su una nave che sta affondando sia tra i casi di coraggio più comuni; che anche il comandante possa essere preso dal panico è una possibilità. Detto questo, penso che accusare il comandante Schettino solo di codardia sia un onore troppo grande per uno come lui; sarebbe come attribuirgli un’umanità che non ha dimostrato di avere. Si può avere paura, è umano come dicevo prima, ma il comandante Schettino ha (forse) avuto paura dopo aver dimostrato di non tenere nel dovuto conto la sua responsabilità di comandante di una nave passeggeri. D’iniziativa o su indicazioni ricevute (poco importa), a mente lucida quando non aveva paura se ne è fregato di norme e regolamenti, della sicurezza degli uomini e donne che confidavano in lui. Questa è la colpa che Schettino non potrà mai scaricare dalla sua coscienza. E chi ha attribuito a Schettino doti professionali tali da permettergli di comandare una nave, ha responsabilità pari se non superiori. Ah, dimenticavo: il capitano De Falco della Capitaneria di Livorno non è stato coraggioso, non ne ha avuto bisogno. È stato altamente professionale, che era la cosa di cui c'era bisogno in quel momento. Non un eroe, ma un esempio per tutti.

martedì 17 gennaio 2012

L'abbandono di Piazza Carmine

(da zoomsud.it)
Piazza Carmine a Reggio Calabria è una delle piazze più antiche della città, ben pochi episodi della nostra storia non l’hanno trovata coinvolta in parte o in toto. E come si addice ad un “personaggio” di così importante caratura, anche per gli aspetti negativi la nostra piazza è presente e partecipe...allo sfascio in questo caso. Dopo lo scempio del gigantesco barbecue delle Feste Settembrine, quando la fontana di recente costruzione e di “leggendario” funzionamento (nel senso che il suo regolare funzionamento è una leggenda metropolitana) è stata usata come cassonetto per l’immondizia per carbone, oli bruciati e rifiuti vari, adesso ci troviamo di fronte ad un invaso pieno di acqua putrida, molto vicino, per aspetto all’acqua delle paludi malariche. La domanda che sgorga spontanea da cuore di chi, come me, ama questa piazza (io vi sono nato e cresciuto) è: ma non sarebbe stato meglio, visti i risultati ottenuti, lasciare la piazza com’era prima del restyling? Nonostante  l’antico mercatino giornaliero ed il chiasso derivante, non si era mai raggiunto un livello così basso.