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"passo la vita fuggendo dalla mia ignoranza"
NON CAPISCO...E NON MI ADEGUO!!!
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domenica 27 novembre 2016

Il Sindaco dileguato.

Surreale discussione su Facebook, sulla Pagina Ufficiale del Sindaco di Reggio Calabria, sotto un post in cui il primo cittadino annuncia l'avvenuta riparazione di un guasto alla conduttura idrica in un popoloso quartiere cittadino. Il Sindaco comincia per primo, ringraziando i tecnici preposti per il "pronto intervento".
Infatti è risaputo che la famosa "legge Madia sul pubblico impiego", oltre a prevedere che sul licenziamento dei dipendenti giudicati infedeli l'amministrazione comunale  non si pronunci, né intervenga in caso di problematiche serie su richiesta dei lavoratori (in pratica se ne lavi le mani ufficialmente, sempre che ci sia l'acqua disponibile),  prevede anche che chi fa semplicemente il proprio dovere debba essere ringraziato direttamente dal Sindaco in persona.

Subito iniziano i primi commenti, di timido consenso come sempre. Solo che l'argomento è tosto, ed i cittadini che si sono ritrovati senz'acqua non ci stanno a essere presi in giro, anche se magari involontariamente.

"Ancora non è arrivata, ma fiducioso!!! Sindaco il numero 1" 

Non cantate vittoria!

dai diamo anche il tempo per i lavori.....grazie e buona domenica

Viale Europa, stiamo ancora aspettando. Grazie

Viale Aldo Moro Ancora niente

Gebbione ancora niente grazie

 w i tecnici! So i dirigenti il problema!!

a me ancora non è arrivata (ore 14.00 sbarre inf.) ... ma si puo fare in modo che non si guasta piu ? basta con questi disagi !!!

Via Mercalli ancora niente. Aprite il rubinetto!

Sono le 14.15....e ancora niente!

U porcu è a muntagna e a caddara bugghi!!!

ANCORA L'ACQUA NON E' ARRIVATA (gebbione-v.le calabria)



e' arrivata al v.Aldo Moro,ma solo x un saluto.(un filo)

Zona inizio Sbarre Centrali -Viale Calabria da stamattina senz'acqua. E' questa la città metropolitana ? Ma fatemi il piacere , mancano i servizi fondamentali in questa città, la mancanza d'acqua è un problema irrisolto da decenni

Signor Sindaco al viale Aldo Moro siamo con ossiggeno da na vita quando provvedete

Nel 2016 si festeggia per il ripristino del servizio idrico... ho detto tutto.

Incalzato dai cittadini il Sindaco (o chi per lui) dapprima cerca di resistere alle pressanti proteste, poi si dilegua definitivamente. Uno degli ultimi commenti presenti all'atto della chiusura di questo post è:


"Risponda sindaco che fine ha fatto ?"











lunedì 21 novembre 2016

L'opinione non è matematica.



Qualsiasi opinione abbiate su qualsiasi cosa, anche, che ne so, sulla Nutella o sulla pasta alla carbonara, sappiate che nel mondo la pensano come voi  sicuramente almeno un paio di serial killer, almeno un centinaio di pedofili, decine e decine di criminali, pervertiti ed esseri schifosi di tutti tipi. 
Un'accozzaglia, praticamente. 
Vi conviene non avere un'opinione, forse.

martedì 15 novembre 2016

Avventura a Durango... con Pasquale Ferrara.


"Avventura a Durango" di Fabrizio de Andrè, illustrata dal giovane e bravissimo artista reggino Pasquale Ferrara. Mi sembra che valga veramente la pena di gustarsela.


CENTRIFUGA. Fughe, ritorni e altre storie.



Le periferie cittadine nella visione comune sono (sarebbero) tutte uguali: in genere aride strutture, nate dall’inglobamento forzato delle antiche campagne adiacenti ai centri abitati, quasi del tutto prive di ciò che facilita la socializzazione e/o l’integrazione.
Scatole di cemento piene di “umanità periferica”. Il centro, che propone ai suoi abitanti tutto ciò che serve per vivere, ruoterebbe talmente vorticosamente da allontanare e mantenere distanti i  “periferici”.  Ma è proprio così, o meglio, deve essere per forza così?
Centrifuga è un termine scientifico, definisce una forza che tende ad allontanare un corpo dal centro intorno a cui ruota. 
Ma è anche una macchina che mescola e rende omogeneo ciò che omogeneo non è. 
Dal doppio significato di questa parola immagino che nasca il titolo di questo libro, che fa parte di un più ampio progetto promosso dal Centro di lettura ad alta voce “Leggimi Forte” di Pomigliano d’Arco, che da anni è impegnato nel portare la letteratura contemporanea per ragazzi nelle scuole dei territori periferici della Campania.
CentriFuga è un’antologia di racconti che ruotano intorno al concetto di periferia cittadina:  cosa comporta viverci o solo vederla da visitatori, quali esperienze e punti di vista offre.
I protagonisti delle storie sono ragazzi che vivono la loro realtà a volte con consapevolezza, altre con ingenuità.
Ciccio, il personaggio tredicenne del racconto di Maria Franco, abita a Pellaro, periferia di Reggio Calabria. La sua famiglia soffre pesantemente della crisi che attanaglia il mondo intero e lui affronta la vita come farebbe un qualsiasi ragazzo della sua età, naturalmente nel contesto in cui si trova. Che non è dei peggiori, ma rischia di mantenerlo per tutta la vita in una dimensione chiusa che soffre ma a cui non riesce a reagire con successo.
Poi, una professoressa d’italiano che avvia la classe intera alla lettura giornaliera di libri (cinque in tre mesi) contribuisce in modo decisivo alla sua emancipazione culturale:
“…ho fatto la più grande scoperta da quando sono nato. Che i libri sono un mondo in cui è bello stare da soli e anche in compagnia.”
I libri che la professoressa porta in classe lo portano incuriosito a visitare per la prima volta una libreria, ed il gioco è fatto.
Ho preso in mano tanti libri: per alcuni non ho provato proprio nulla, per altri ho sentito un piccolo fremito, un pizzicore alle palme, ma uno mi ha fatto battere il cuore. Ho visto il prezzo e ho calcolato che, rinunciando a dieci brioche - quando vado a scuola, tre fermate di pullman, qualche volta mi prendo una merenda calda e profumata - potevo pure comprarlo. È stato il primo regalo che mi sono fatto e mi è sembrato che, adesso, sono un uomo. Perché cos’è un uomo se non chi decide una meta, la raggiunge e la paga di persona?”.

Ventinove racconti scritti da ventinove autori, più o meno conosciuti ma tutti di grande valore, in cui vengono proposte visioni particolari e meravigliosamente uniche delle periferie cittadine italiane con un obiettivo comune: individuare quali sono gli stereotipi e le difficoltà che si oppongono al tentativo di cambiamento e i semi positivi che vi possono germogliare,  per smentire così il luogo comune negativo. Contribuire alla definizione di una nuova concezione di città, stravolgendo stereotipi e pregiudizi con una serie di racconti che suscitano nel lettore emozioni variegate, dal divertimento alla commozione allo stupore, e perché no, alla rabbia. Tutto per fare emergere le energie, la forza innovatrice, l’immenso potenziale delle periferie che potrebbe, finalmente manifestandosi, dare l’impulso decisivo al processo d’integrazione sociale prima nelle città, e di conseguenza nelle nazioni e nel mondo intero.
CentriFuga. – AA.VV. – Casa Editrice SINNOS .   Euro 12


sabato 5 novembre 2016

C'è l'intimidazione ma non l'intimidito.

L’incendio doloso dell’asilo comunale di Santa Venere non è una novità, e non è un atto rivolto contro i bambini. Punto. 

Sono anni che a Reggio dei criminali compiono atti vandalici particolarmente violenti contro strutture scolastiche comunali, in particolar modo asili. E sempre in periferia. Nel settembre 2010, per esempio, fu ritrovato un ordigno inesploso (e inefficiente)  nel cortile della scuola materna di Cannavò, ed altri casi di presunte intimidazioni simili, sempre a strutture comunali, sono avvenuti nel corso degli anni. Intimidazioni. Potrebbe essere. 

Ma l’intimidazione presuppone delle condizioni che al momento non sembra appaiano.

Ora, se qualcuno vuole intimidire qualcun altro lo fa chiaramente per ottenere qualcosa, e perché ciò sia possibile occorrono due elementi essenziali: che l’intimidazione sia incisiva, e soprattutto che il destinatario dell’atto sappia il perché ne è stato oggetto.  

Da quel poco che conosco in materia di azioni criminali, mi risulta che di solito un atto intimidatorio è seguito sempre da una spiegazione del perché, che ovviamente è comunicata alla persona da intimidire. Oppure è la conseguenza di una comunicazione precedente non andata a buon fine dal punto di vista del criminale.

Ma il destinatario del famoso messaggio, in questo caso chi dovrebbe essere, visto che le strutture non sono private?  I casi sono due: o il destinatario ha ricevuto il messaggio, e allora deve informare l’Autorità Giudiziaria se non lo ha già fatto, oppure non lo ha ricevuto e allora non è un’intimidazione.

L’altra ipotesi è che le strutture comunali danneggino gli interessi di qualcuno e per questo motivo non debbano esistere. Cui prodest? 

In ogni caso non si tratta di attentati contro i bambini, nessuno ce l’ha con loro. Quando si sono verificati gli atti criminali, i bambini non c’erano. Sono altri, per fortuna nostra, i posti nel mondo in cui i bambini sono esposti a incendi e bombe giornalmente senza potersi difendere. 

Direi che invece di buttarla sulla tragedia biblica paventando la discesa di un’orda di novelli Erode, sarebbe il caso di andare a vedere quali interessi tocca la presenza di una struttura del genere, naturalmente nell'ambiente giusto. 

E i bambini per favore, lasciateli stare. Fa comodo citarli, fa sensazione, in realtà i torvi incendiari farebbero lo stesso anche con una salumeria o una stalla, se la cosa gli servisse. Altrimenti dovremmo anche sostenere che se domani sarà incendiata una stalla vuota qualcuno avrà voluto colpire le mucche, o che se salterà la saracinesca di una salumeria i salami sopravvissuti dovranno essere messi sotto scorta. E magari si potrebbe anche creare un osservatorio contro la violenza sui salami gestito da un apposito garante.

giovedì 3 novembre 2016

Al Referendum Costituzionale io voto NO.

Ho da tempo deciso che al Referendum Costituzionale voterò NO, per vari motivi. Uno riguarda le (presunte) riforme, che se anche migliorative (?) sono talmente inconsistenti in confronto alle reali necessità del Paese al punto da ridursi ad un contentino che servirà però a rendere irricevibile qualsiasi altra richiesta per decine di anni. Un altro motivo, molto più serio e importante per me è che approvando questa accozzaglia di modifiche alla Costituzione progettata da entità non titolate a farlo si approverà automaticamente e definitivamente un modo di governare che non condivido. Si approverà la condizione di governo in cui si trova adesso l'Italia, dove i cittadini possono solo lamentarsi e protestare, senza riuscire ad incidere in alcun modo nelle decisioni di chi è messo a governare senza essere mai stato eletto. E non intendo dire che le riforme da approvare porteranno a questo, ma che la situazione è GIA' così. Chiedetevi, ognuno per l'ambito in cui agite, se avete voce in capitolo nelle decisioni, se quando vedete violati i vostri diritti siete in grado di rivendicarli, se riuscite ad ottenere una qualsiasi verità su quello che sta accadendo in Italia, oppure se ce ne sono decine, di verità, per ogni argomento. Provate a individuare una certezza, una sola, nel vostro futuro, tra quelle che dovrebbero dipendere da chi ci governa. Approvando l'operato di questo governo lo legittimerete ulteriormente, e con esso, legittimerete il meccanismo che lo ha portato ad esistere. Non ha alcuna importanza che, come sostiene qualcuno, non ci sia alternativa, o che l'alternativa sia peggiore. Sono decenni che in Italia va avanti il "meno peggio", e che fa danni rimanendo impunito. Proviamo a dare una lezione a chi c'è adesso, per fare capire anche a chi verrà dopo che ormai non si può più scherzare, che la misura è colma. IO VOTO NO, non contro questo governo, ma contro questo modo di governare.
Chi governa male non può cambiare le leggi. Men che meno la Costituzione.

giovedì 20 ottobre 2016

Chi è quel signore abbronzato con Bebe Vio?

Scusate se una ragazza di diciannove anni che si ritrova, grazie solo a se stessa, ad essere un personaggio pubblico anziché sprofondare in un abisso di demoni e sofferenze a causa di quello che la vita sembrava averle riservato, scusate, dicevo, se questa ragazza è felice di essere un personaggio pubblico. Scusate se con l’esuberanza dei suoi diciannove anni vuole fare, se vuole essere, se vuole incidere nel presente e nel futuro. Scusate se, ne sono sicuro, non gliene frega un cavolo di Renzi o di Obama, né di referendum o salvataggi di banche, e neanche di partiti, deputati o senatori. Scusate se quando fa, quando agisce, quando è presente non si preoccupa se per caso quello che sta facendo potrebbe non piacere a qualcuno, o magari a tutti. Vi chiedo scusa io, perché sono un padre. Uno di quelli che sono responsabili di tutto ciò che adesso critichiamo, compreso e soprattutto il destino dei nostri figli. Vi chiedo scusa io perché credo che lei non debba chiedere scusa a nessuno. Siamo noi che dobbiamo chiedere scusa a lei, e dopo averlo fatto, ringraziarla di esistere.

domenica 14 agosto 2016

Sequestrato il canile di Campo Calabro. Ma non ce la faranno!

Il 13 agosto scorso,  il canile di Campo Calabro gestito da Rosa Rogolino è stato posto sotto sequestro da parte dell'ASP  di Reggio Calabria e di agenti del  Corpo Forestale dello Stato. 
Inutile negarlo: il canile non era a norma, non in conformità a quanto prevedono le attuali norme di legge. 
E non poteva esserlo, perché è frutto della caparbietà di una donna che ha dedicato gran parte della propria vita al recupero e all'assistenza ai cani randagi in una città, in un mondo, poco attenti (per non dire assenti) alla problematica del randagismo. 
La sua vita e le sue risorse fisiche ed economiche; ben poco, per quanto per lei fosse il massimo, in confronto a quanto realmente sarebbe necessario per la costruzione e la gestione di una struttura moderna. Nonostante le difficoltà giornaliere, il canile ha sempre funzionato bene, grazie anche all'impegno di molti volontari ed all'aiuto di numerosi cittadini. 
Accusare una donna come Rosa Rogolino e tutti i volontari della Lega del Cane di Reggio Calabria di maltrattamenti verso gli animali è un'azione indegna, supportata da cavilli e strumentalizzazioni che lasciano pensare a ben altri interessi dietro che non all'amore verso gli animali o al rispetto della legge.  Nonostante la cosiddetta "inadeguatezza" contestata, la struttura gestita da Rosa Rogolino ospita centinaia di animali che, posso affermarlo senza temere smentita da chicchessia, vengono trattati con amore ed attenzione dagli operatori, tutti volontari, che agiscono all'interno della stessa.
Io stesso personalmente ho visitato più volte la struttura, e la mia famiglia ha adottato tre degli ospiti del canile. Adesso la parola passa alla maledetta burocrazia, sulla vicenda si dovrà pronunciare la Magistratura. In ogni caso, molto prima che interessi occulti (ma non tanto) scatenassero contro la struttura e chi vi opera  l'azione dell'Autorità Giudiziaria, Rosa Rogolino e la Lega del Cane di Reggio Calabria di cui è la presidentessa, avevano avviato già le procedure per la dismissione della struttura incriminata e la costruzione di un canile moderno e a norma. Le procedure sono in fase di completamento, ma occorrono ulteriori fondi che possono essere reperiti solo tramite le iniziative di autofinanziamento e le donazioni che privati cittadini vorranno fare.
Questo è il messaggio che i volontari della Lega del Cane di Reggio Calabria inviano ai cittadini sensibili all'argomento:
“stiamo lottando con tutte le nostre forze affinché anche gli animali godano dei diritti che meritano in qualità di esseri viventi, stiamo combattendo per questo contro tutto e tutti, abbiamo salvato e curato tanti randagi quando l’indifferenza li ha malridotti, quando il disinteresse da parte di chi ha per legge l’obbligo di prendersi cura di loro, ha rischiato di strappargli via la vita. Ora abbiamo un obiettivo, completare una struttura che li ospiterà degnamente in attesa di un’adozione, ma da soli non possiamo farcela, abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, di tutti coloro che dicono NO all’omertà ed all’indifferenza, a tutti coloro i quali sono disposti a sacrificare un caffè, una pizza con gli amici, per dare l’opportunità ai cani meno fortunati di quello che dorme sul nostro letto, di vivere un’esistenza dignitosa e serena. Questo è nell’immediato il nostro progetto, perché il nostro vero sogno, e non lo dimentichiamo mai, è che non vi siano più randagi per le strade, abbandonati, feriti o maltrattati, né canili per ospitarli, ma che ognuno di loro goda dell’affetto di una famiglia, che li ami per la vita”. Aiutaci a realizzare il nostro sogno www.mifidodite-rc.it
Io voglio aggiungere che al di là delle sensibilità individuali, al di là dell'aspetto emotivo, anche chi non è attento alla problematica e addirittura chi la affronta interessandosi esclusivamente all'aspetto della sicurezza  per i cittadini avrebbe interesse affinché strutture del genere siano efficienti, poiché, per fortuna e con buona pace dei  cosiddetti "umani" non siamo più ai tempi in cui era possibile provvedere (anche personalmente) alla soppressione fisica dei poveri randagi. 

Aiutiamo, aiutate queste magnifiche persone che oltre che soddisfare una tendenza personale che potreste anche non condividere, svolgono senza ottenere guadagno alcuno un servizio utile alla società. Un servizio che la società attuale non svolge o svolge in maniera inadeguata. 
Il randagismo è una piaga da qualsiasi punto di vista lo si affronti.


Per sostenere la Lega Nazionale per la Difesa del Cane di Reggio Calabria:

Paypal: legadelcanerc@libero.it

- Carta Poste Pay: 
numero 4023 6006 4164 3426
intestata a: Rosa Maria Rogolino 
c.f.: RGL RMR 47C 70H 224S

- Bonifico bancario: 
IBAN IT84P0103016305000000853096
BIC Code:PASCITM1RCC intestato a: Associazione Lega Nazionale per la Difesa del Cane Sez. di Reggio Calabria








sabato 16 luglio 2016

Agli elettori "impacchettati".



Non vi illudete, l'operazione Mammasantissima ha semplicemente ufficializzato l'enorme lato oscuro e forse dato un ordine agli eventi che hanno caratterizzato gli ultimi decenni della vita cittadina. In più, se tutto va bene ma non è sicuro, ci saranno delle severe condanne. 
Il popolo gode: "Ok, stanno arrestando un bel po' di gente antipatica. Ok, era ora. Ok, maledetti. Ok, siamo tutti con la Procura. Ok, qualcosa sta cambiando." 
Ma una sana autocritica no, vero? Un gruppo di delinquenti ha spolpato per decenni una città intera e i cittadini non hanno colpe?  
Il "pacchetto di voti", che sia controllato da un mafioso o che sia controllato da un qualsiasi candidato, è un concetto che affossa la democrazia. 
I voti, mafiosi o no, da sempre a Reggio Calabria si spostano a pacchetti; ogni pacchetto segue la volontà di un solo individuo, al punto che l'elezione di qualsiasi carica amministrativa o politica la decidono poche persone. 
Dalle carte emerge che i politici corrotti venivano eletti "con i voti controllati dalla mafia". Ma i voti controllati dalla mafia non sono solo i voti dei mafiosi, con quelli potrebbe essere eletto a fatica solo qualche consigliere. 
Sono anche e soprattutto i voti dei cittadini che si fanno controllare dalla 'ndrangheta. 'Ndrangheta che, a quanto emerge dalle carte, decide di volta in volta chi fare eleggere. 
Avete capito? Decide di volta in volta, da decenni. Tenetelo presente, le carte rese pubbliche dicono anche questo.
Credete veramente che in queste cose ci sia una divisione politica, che da un lato ci siano i mostri e dall'altro i verginelli? 
Ma no che non lo credete. Voi non credete proprio nulla, in realtà. Voi state a guardare, subite, magari se c'è ancora un po' di polpa attaccata all'osso cercate di strapparne qualche lembo con i vostri dentini da latte, e aspettate che qualcun altro vi venga a dire cosa fare. 
Se i vostri "controllori" cadono li abbandonate con sollievo, e rimanete in attesa di qualcuno che torni a controllarvi. 
Ecco perché il vostro godimento è labile, momentaneo. Perché non avete capito che fino a quando vi farete controllare ci sarà sempre qualcuno pronto a farlo. 
E non certo per la vostra bella faccia.

sabato 11 giugno 2016

Reggio, gli scavi archeologici, e la "modernità.

Foto di Domenico Suraci

Improbabili parcheggi, piste ciclabili, waterfront , stravolgimenti di piazze e strade cittadine, tutte iniziative  giustificate da un abusato concetto sbandierato ogni volta, anzi maneggiato come una clava: “rendere fruibile l’oggetto del momento alla cittadinanza”. 
Le due Torri Aragonesi superstiti di un Castello ben più antico di loro che, seppur gravemente danneggiato dal terremoto del 1908 sarebbe stato in buona parte recuperabile, testimoniano emblematicamente lo scempio che i reggini hanno compiuto della loro storia a favore di una “modernità”   che di fatto poi non viene professata nei comportamenti giornalieri. 
E vengo al dunque: gli scavi archeologici di Piazza Garibaldi aprono scenari importantissimi per Reggio Calabria, sia dal punto di vista culturale che da quello turistico e quindi economico. 
La Storia della nostra città, più volte ricacciata indietro da decisioni ottuse o interventi inadeguati stavolta irrompe violentemente, quasi a gamba tesa come a volere spezzare d’iniziativa l’ottusità e l’apatia che fino ad oggi sembra aver caratterizzato il rapporto di Reggio con il suo passato. 
Ormai è chiaro che il sito è destinato ad un futuro ben diverso da quello che solo qualche mese fa l’affannosa e pressappochista “corsa alla modernizzazione” reggina aveva progettato. 
Gli scavi resteranno aperti, anzi saranno ampliati. E guai se non fosse così. 
Ma a fianco degli scavi, fin dal primo giorno i cumuli di terra rimossa crescono sempre di più, al punto tale da essere ormai diventati un pericolo non trascurabile. 
L’esperienza di quello che succede in città in caso di forti temporali, eventi ormai purtroppo non sporadici, avrebbe dovuto portare chi di dovere a disporne l’immediata rimozione. 
Anche d’estate, negli ultimi anni, abbiamo assistito (e subìto) a veri e propri eventi alluvionali che hanno portato masse enormi di acqua a riversarsi come fiumi in piena verso la parte bassa della città. Dovrebbe essere facile immaginare cosa succederebbe in questo caso a Piazza Garibaldi nelle condizioni in cui è adesso: fiumi di fango inonderebbero l’intero sito arrivando probabilmente ad invadere anche la stazione ferroviaria, visto che il piano della piazza è in discesa. 
Dovrebbe essere facile immaginare i rischi per i cittadini, i danni alle cose, i costi economici derivanti da un evento del genere che supererebbero di gran lunga quelli necessari per la rimozione preventiva del materiale asportato dagli scavi. 
Dico “dovrebbe essere”, perché onestamente dopo avere atteso tanto non mi aspettavo di giungere al punto di dover scrivere questo mio modesto contributo alla “corsa alla modernizzazione” in atto in città.
 

giovedì 26 maggio 2016

La metafora del pescestocco


T’a cacciasti cu ‘na mangiata ‘i piscistoccu” (te la sei cavata con un pranzo a base di pescestocco) è un modo di dire reggino per significare una cosa ottenuta a basso prezzo, pagando poco. Cibo di tradizione nordica, il merluzzo dapprima essiccato per essere conservato viene messo a mollo in acqua dolce e quindi reidratato. Sulla sua qualità influisce molto sia il procedimento di essiccazione che quello di reidratazione, l’acqua usata è decisiva. Cucinato in vari modi, associato a cipolle, olive e patate, nei tempi passati costituiva un pasto nutriente ed economico oltre che gustosissimo. Adesso, in realtà, il detto poco si adatta al suo antico significato, visto che il prezzo è salito vertiginosamente come per tante altre antiche pietanze popolari. Eppure per centinaia di anni in provincia di Reggio Calabria davanti ad un tavolo imbandito a pescestocco si sono prese decisioni di peso, lecite ed illecite. Come lo so? Ieri un amico mi ha esposto una sua teoria: una metafora della “rriggitanità”, che ha  a che fare con il pescestocco.
-Sai, una delle pietanze più buone della nostra tradizione, spesso ha partecipato a decisioni storiche in città. Quante cose si sono decise a Reggio davanti a un piatto di pescestocco!-
-Che vuoi dire?- Lo guardo in faccia incuriosito.
-M’immagino, anzi sono certo che sia accaduto, deve esserlo stato per forza. Per esempio, secondo me quando un famoso imprenditore reggino ha deciso di aprire una catena di supermercati in città deve averlo fatto insieme ad i suoi soci durante una “mangiata” di pescestocco. Anche tante alleanze politiche, riunioni decisive per le sorti della città, summit di ‘ndrangheta. Insomma, tutto quello che alla fine è risultato effimero, volatile, illusorio o dannoso. A Reggio secondo me le decisioni importanti le ha decise il pescestocco. Tutte le decisioni che hanno generato un fallimento, o un breve successo.-
- Mi spieghi perché il pescestocco e non, per esempio, le frittole?- Il ragionamento mi diverte e allo stesso tempo mi intriga.
-Anche le frittole, potrebbero essere, ma molto meno. Perché le frittole non sono un piatto per tutto l’anno. Il pescestocco lo mangi tutto l’anno, le frittole no. Forse qualche mangiata di frittole c’è stata, ma non è stata decisiva.- Ride, sa di stare esagerando, ma secondo me è anche convinto di quello che dice. Naturalmente è una metafora, ma manca un pezzo della spiegazione.
-Ok, il pescestocco. Ma perché  le decisioni fallimentari?-

-Semplice: nonostante sia un piatto gustoso, è comunque un cibo povero, ed è facilmente deteriorabile una volta fatto rinvenire. Il pescestocco dopo due ore che è fuori dall’acqua già puzza, si deve cucinare subito. In un certo senso è effimero, se non viene lavorato in breve tempo. Come tutte le iniziative prese in città negli ultimi decenni: dura poco o, se non curato, niente. Davanti a un pranzo a base di pescestocco si riuniscono solo i “rriggitani”, se c’è un ospite forestiero difficilmente viene invitato esclusivamente a pescestocco, gli si propongono prima altri piatti. Ora, se i “rriggitani” si riuniscono per divertirsi l’effetto è eccezionale, lo sai, ma se si riuniscono per cose importanti la storia racconta che da centinaia di anni quasi mai ne è uscito qualcosa di buono. Sai da quanti anni il pescestocco è stato introdotto in Calabria? Circa 500. Quindi non può essere diversamente, è matematico: da cinquecento anni a Reggio la stragrande maggior parte delle cazzate sono state progettate durante una mangiata di pescestocco. E le poche rimanenti durante una mangiata di frittole. – È un grande attore, il mio amico. Mi  guarda con un’espressione semiseria, tra il divertito e il preoccupato, aspettando la mia reazione.  Mi ha convinto, lo saluto e scappo a casa a scrivere questo pezzo.